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Pellet: l’utilizzo del legno come fonte di energia
Dopo una fase di incertezza, il mercato del pellet registra ritmi di crescita postivi e le aziende nazionali puntano a introdurre regole chiare e precise per garantire un elevato standard qualitativo del prodotto.
Il pellet è una delle biomasse più utilizzate per alimentare apparecchi di riscaldamento, come stufe domestiche e caldaie per il riscaldamento centralizzato. I motivi della diffusione di questa fonte di energia sono molti, ma prevalgono sicuramente quelli ambientali e di risparmio energetico. In particolare, tramite il pellet si riescono a riutilizzare gli scarti della lavorazione del legno che in precedenza venivano eliminati; inoltre, le emissioni di anidride carbonica sono nulle e questo materiale brucia completamente con ceneri residue minime che possono essere utilizzate come fertilizzante. Ultimo elemento, ma non meno importante, è dato dal fatto che si tratta di una tipologia di energia rinnovabile che rappresenta una valida alternativa alle tradizionali fonti energetiche per il riscaldamento.
Il pellet di legno è un combustibile densificato, di forma cilindrica, derivante da un processo industriale attraverso il quale la materia prima, principalmente trucioli, segatura e altri scarti di segheria, con contenuto idrico compreso fra l’11 e il 14%, viene trasformata in piccoli cilindri con diametro variabile da 6 a 8 mm e lunghezza di 10-30 mm. Il materiale sciolto viene immesso nella cavità di pellettatura, un pressore rotante forza il materiale attraverso gli stampi forati, comprimendolo in pellet. A questo punto, dei coltelli tagliano il combustibile della lunghezza desiderata. Nel corso di questa fase, si raggiungono elevate temperature che determinano il parziale ammollimento dei costituenti della matrice legnosa, in particolare della lignina, che fondendosi funge da collante naturale. La successiva fase è quella di raffreddamento; il pellet viene, infatti, estruso dalla pellettizzatrice a una temperatura superiore a 90 °C. Con il raffreddamento avviene un’ulteriore essiccazione del combustibile e la separazione delle parti fini, indispensabile per stabilizzare e formare i piccoli cilindri. Al termine del processo, il materiale viene imballato e stoccato a magazzino.
In Italia, il pellet ha iniziato a diffondersi fra il 1999 e il 2000. Tuttavia, in termini di sviluppo, l’attuale situazione del nostro Paese sembra più caotica rispetto agli altri Stati europei; non si hanno, infatti, statistiche ufficiali che riportino dati certi in termini di produzione, importazione e utilizzo del combustibile. Operano sul mercato circa 47 aziende produttrici e oltre il 76% del pellet viene prodotto nel Nord Italia, in particolare in Veneto e in Friuli Venezia Giulia, regioni in cui vi sono alcuni grandi produttori che coprono oltre il 55% della produzione nazionale. La quasi totalità delle aziende produttrici vende il pellet confezionato in piccoli sacchi; i principali consumatori finali sono, infatti, le piccole utenze private, caldaie ad uso domestico e stufe, che assorbono oltre il 90% del prodotto commercializzato. L’intera produzione italiana viene impiegata all’interno dei confini nazionali; tuttavia, non è in grado di far fronte all’elevata domanda che viene parzialmente soddisfatta da pellet di produzione estera. La quota di prodotto importata da altri Paesi non è definibile con certezza, anche a causa del fatto che i canali di importazione sono numerosi e diversificati. I maggiori quantitativi provengono dai Paesi dell’Est Europa, dell’ex URSS, dagli Stati Uniti e dal Canada. Lo sviluppo non controllato del mercato ha, altresì, condotto a un mancato incontro fra consumo e disponibilità, causando notevoli carenze nell’approvvigionamento. Tale situazione ha fatto sorgere la necessità di valutare la possibilità di impiegare altre materie prime legnose di origine agroforestale, che andranno ad approvvigionare il mercato degli impianti di riscaldamento centralizzati. L’elevata domanda di pellet che caratterizza tutto il mercato europeo, e in modo specifico i Paesi del centro Europa, ha fatto sì che quello che un tempo era il nostro principale fornitore, l’Austria, abbia bloccato quasi totalmente i flussi di esportazione. I produttori austriaci erano, infatti, fortemente propensi a vendere il pellet in Italia grazie al livello significativamente più elevato del prezzo al consumo. È interessante, infine, evidenziare come la notevole espansione del mercato del pellet, che si protrarrà anche nei prossimi anni, abbia spinto alcuni imprenditori nazionali e partnership internazionali, con campi di attività esterni al settore, a investire per avviare nuove attività produttive nei Paesi del Sud America e dell’Europa dell’Est, per poi rifornire il mercato italiano.
In occasione della rassegna fieristica internazionale Progetto Fuoco, svoltasi alla Fiera di Verona dal 24 al 27 gennaio scorso, Aiel, l’Associazione Italiana Energie Agroforestali, ha organizzato il primo Forum Internazionale sul pellet, che ha visto la partecipazione di prestigiosi relatori provenienti da tutta Europa, per fare il punto sull’andamento del mercato e promuovere uno scambio collaborativo di esperienze, pareri e opinioni tra gli operatori, finalizzato a giungere a un consolidamento razionale del mercato. Dopo un’analisi delle caratteristiche, delle potenzialità, delle problematiche e delle sfide future del mercato del pellet nel nostro Paese, si è confrontato quest’ultimo con l’andamento del mercato europeo, con particolare enfasi sui diversi criteri utilizzati per stabilire gli standard qualitativi della materia prima. È emerso come in Italia il pellet venga utilizzato quasi esclusivamente nelle stufe, a differenza di Paesi, come Austria e Germania, dove viene impiegato prevalentemente in impianti di riscaldamento centralizzato. “Il mercato italiano, negli ultimi due anni, è stato caratterizzato da un clima di generale incertezza - ha sottolineato, infine, Annalisa Paniz di Aiel, nel suo intervento - in termini di sicurezza dell’approvvigionamento e stabilità del prezzo, determinando un allontanamento da parte del consumatore finale. Per il futuro, quindi, le aziende nazionali dovranno cercare di riconquistare la fiducia degli utilizzatori, attraverso l’introduzione di strumenti di trasparenza e monitoraggio del mercato e di regole condivise che stabiliscano degli standard qualitativi uniformi per tutti i prodotti commercializzati”.
Per approfondire le dinamiche del mercato, abbiamo parlato con le principali imprese produttrici, cercando di comprendere quali sono le principali criticità del comparto e le prospettive per il futuro.
Secondo Segatifriuli il mercato è uscito dalla bolla speculativa e negli ultimi due anni la capacità produttiva è aumentata a un ritmo superiore rispetto alla domanda; la tendenza è, quindi, quella di una stabilizzazione tra domanda e offerta che porterà una razionalizzazione dei prezzi e un costante aumento delle installazioni di stufe e caldaie a pellet. Purtroppo però, spiegano dall’azienda, sono presenti sul mercato prodotti di importazione o fabbricazione nazionale di qualità non attestata che causano grande confusione. Per fronteggiare la concorrenza, sarà indispensabile che i produttori italiani si impegnino sulla strada della certificazione e della costanza qualitativa del prodotto. Il consumatore, dal canto suo, deve fare un'attenta analisi tra prezzo, qualità, resa calorica e problematiche ambientali e sanitarie. Il pellet di qualità, infatti, è solo quello prodotto con legno vergine privo di corteccia e senza vernici e colle che producono emissioni nocive per l'ambiente e la salute. L'acquirente attento deve, inoltre, considerare un ulteriore fattore nella resa del pellet, cioè la velocità di combustione: le specie resinose hanno una combustione molto rapida, mentre le latifoglie hanno un tempo di combustione più lento che permette un più efficiente trasferimento del calore. Anche la stampa specializzata dovrebbe promuovere riflessioni e dibattiti sulla qualità del pellet e sull'efficienza nella produzione di energia termica finalizzata al riscaldamento domestico; solo così, si contribuirà allo sviluppo del mercato e alla diffusione di questa fonte di energia ecologica, economica e alternativa alle fonti tradizionali. Da Sitta, invece, per il futuro, prevedono un utilizzo maggiore del pellet per produrre energia e una crescente attenzione da parte delle aziende alla certificazione di qualità. La società Woody riscontra un costante incremento della domanda sia per l'utilizzo domestico sia per quello industriale, anche se il sell out del materiale ad uso domestico subisce fortemente l'andamento climatico delle stagioni. Per quanto riguarda le prospettive evolutive, sono molto ottimisti, perchè tutti gli indici settoriali fanno prevedere un forte incremento dei consumi di biomasse per i prossimi tre anni, con tassi di crescita dal 20% al 30% annuo. Concludiamo con le considerazioni dell’ufficio marketing di Sistema Energia Pellet, che spiega come il mercato, nel 2007, sia stato condizionato negativamente da due fattori: innanzitutto, le anomale temperature miti dell’inverno che non hanno agevolato i consumi dei combustibili e poi l’elevata offerta di materia prima immessa sul mercato. Se da un lato tale situazione ha generato una maggiore fiducia tra i consumatori, dall’altro ha innescato una spasmodica ricerca del prodotto più economico, conducendo a un abbassamento della qualità del combustibile con ripercussioni negative sul funzionamento degli apparecchi termici, sui rendimenti, sulla quantità di ceneri e sulle emissioni prodotte. Sarà, perciò, compito delle imprese nazionali puntare sulla qualità di prodotto, per differenziarsi dai concorrenti esteri e mantenere la leadership di mercato.
Il pellet è una delle biomasse più utilizzate per alimentare apparecchi di riscaldamento, come stufe domestiche e caldaie per il riscaldamento centralizzato. I motivi della diffusione di questa fonte di energia sono molti, ma prevalgono sicuramente quelli ambientali e di risparmio energetico. In particolare, tramite il pellet si riescono a riutilizzare gli scarti della lavorazione del legno che in precedenza venivano eliminati; inoltre, le emissioni di anidride carbonica sono nulle e questo materiale brucia completamente con ceneri residue minime che possono essere utilizzate come fertilizzante. Ultimo elemento, ma non meno importante, è dato dal fatto che si tratta di una tipologia di energia rinnovabile che rappresenta una valida alternativa alle tradizionali fonti energetiche per il riscaldamento.
Il processo produttivo
Il pellet di legno è un combustibile densificato, di forma cilindrica, derivante da un processo industriale attraverso il quale la materia prima, principalmente trucioli, segatura e altri scarti di segheria, con contenuto idrico compreso fra l’11 e il 14%, viene trasformata in piccoli cilindri con diametro variabile da 6 a 8 mm e lunghezza di 10-30 mm. Il materiale sciolto viene immesso nella cavità di pellettatura, un pressore rotante forza il materiale attraverso gli stampi forati, comprimendolo in pellet. A questo punto, dei coltelli tagliano il combustibile della lunghezza desiderata. Nel corso di questa fase, si raggiungono elevate temperature che determinano il parziale ammollimento dei costituenti della matrice legnosa, in particolare della lignina, che fondendosi funge da collante naturale. La successiva fase è quella di raffreddamento; il pellet viene, infatti, estruso dalla pellettizzatrice a una temperatura superiore a 90 °C. Con il raffreddamento avviene un’ulteriore essiccazione del combustibile e la separazione delle parti fini, indispensabile per stabilizzare e formare i piccoli cilindri. Al termine del processo, il materiale viene imballato e stoccato a magazzino.
Il mercato nazionale
In Italia, il pellet ha iniziato a diffondersi fra il 1999 e il 2000. Tuttavia, in termini di sviluppo, l’attuale situazione del nostro Paese sembra più caotica rispetto agli altri Stati europei; non si hanno, infatti, statistiche ufficiali che riportino dati certi in termini di produzione, importazione e utilizzo del combustibile. Operano sul mercato circa 47 aziende produttrici e oltre il 76% del pellet viene prodotto nel Nord Italia, in particolare in Veneto e in Friuli Venezia Giulia, regioni in cui vi sono alcuni grandi produttori che coprono oltre il 55% della produzione nazionale. La quasi totalità delle aziende produttrici vende il pellet confezionato in piccoli sacchi; i principali consumatori finali sono, infatti, le piccole utenze private, caldaie ad uso domestico e stufe, che assorbono oltre il 90% del prodotto commercializzato. L’intera produzione italiana viene impiegata all’interno dei confini nazionali; tuttavia, non è in grado di far fronte all’elevata domanda che viene parzialmente soddisfatta da pellet di produzione estera. La quota di prodotto importata da altri Paesi non è definibile con certezza, anche a causa del fatto che i canali di importazione sono numerosi e diversificati. I maggiori quantitativi provengono dai Paesi dell’Est Europa, dell’ex URSS, dagli Stati Uniti e dal Canada. Lo sviluppo non controllato del mercato ha, altresì, condotto a un mancato incontro fra consumo e disponibilità, causando notevoli carenze nell’approvvigionamento. Tale situazione ha fatto sorgere la necessità di valutare la possibilità di impiegare altre materie prime legnose di origine agroforestale, che andranno ad approvvigionare il mercato degli impianti di riscaldamento centralizzati. L’elevata domanda di pellet che caratterizza tutto il mercato europeo, e in modo specifico i Paesi del centro Europa, ha fatto sì che quello che un tempo era il nostro principale fornitore, l’Austria, abbia bloccato quasi totalmente i flussi di esportazione. I produttori austriaci erano, infatti, fortemente propensi a vendere il pellet in Italia grazie al livello significativamente più elevato del prezzo al consumo. È interessante, infine, evidenziare come la notevole espansione del mercato del pellet, che si protrarrà anche nei prossimi anni, abbia spinto alcuni imprenditori nazionali e partnership internazionali, con campi di attività esterni al settore, a investire per avviare nuove attività produttive nei Paesi del Sud America e dell’Europa dell’Est, per poi rifornire il mercato italiano.
Forum Internazionale a Progetto Fuoco
In occasione della rassegna fieristica internazionale Progetto Fuoco, svoltasi alla Fiera di Verona dal 24 al 27 gennaio scorso, Aiel, l’Associazione Italiana Energie Agroforestali, ha organizzato il primo Forum Internazionale sul pellet, che ha visto la partecipazione di prestigiosi relatori provenienti da tutta Europa, per fare il punto sull’andamento del mercato e promuovere uno scambio collaborativo di esperienze, pareri e opinioni tra gli operatori, finalizzato a giungere a un consolidamento razionale del mercato. Dopo un’analisi delle caratteristiche, delle potenzialità, delle problematiche e delle sfide future del mercato del pellet nel nostro Paese, si è confrontato quest’ultimo con l’andamento del mercato europeo, con particolare enfasi sui diversi criteri utilizzati per stabilire gli standard qualitativi della materia prima. È emerso come in Italia il pellet venga utilizzato quasi esclusivamente nelle stufe, a differenza di Paesi, come Austria e Germania, dove viene impiegato prevalentemente in impianti di riscaldamento centralizzato. “Il mercato italiano, negli ultimi due anni, è stato caratterizzato da un clima di generale incertezza - ha sottolineato, infine, Annalisa Paniz di Aiel, nel suo intervento - in termini di sicurezza dell’approvvigionamento e stabilità del prezzo, determinando un allontanamento da parte del consumatore finale. Per il futuro, quindi, le aziende nazionali dovranno cercare di riconquistare la fiducia degli utilizzatori, attraverso l’introduzione di strumenti di trasparenza e monitoraggio del mercato e di regole condivise che stabiliscano degli standard qualitativi uniformi per tutti i prodotti commercializzati”.
Il parere delle aziende
Per approfondire le dinamiche del mercato, abbiamo parlato con le principali imprese produttrici, cercando di comprendere quali sono le principali criticità del comparto e le prospettive per il futuro.
Secondo Segatifriuli il mercato è uscito dalla bolla speculativa e negli ultimi due anni la capacità produttiva è aumentata a un ritmo superiore rispetto alla domanda; la tendenza è, quindi, quella di una stabilizzazione tra domanda e offerta che porterà una razionalizzazione dei prezzi e un costante aumento delle installazioni di stufe e caldaie a pellet. Purtroppo però, spiegano dall’azienda, sono presenti sul mercato prodotti di importazione o fabbricazione nazionale di qualità non attestata che causano grande confusione. Per fronteggiare la concorrenza, sarà indispensabile che i produttori italiani si impegnino sulla strada della certificazione e della costanza qualitativa del prodotto. Il consumatore, dal canto suo, deve fare un'attenta analisi tra prezzo, qualità, resa calorica e problematiche ambientali e sanitarie. Il pellet di qualità, infatti, è solo quello prodotto con legno vergine privo di corteccia e senza vernici e colle che producono emissioni nocive per l'ambiente e la salute. L'acquirente attento deve, inoltre, considerare un ulteriore fattore nella resa del pellet, cioè la velocità di combustione: le specie resinose hanno una combustione molto rapida, mentre le latifoglie hanno un tempo di combustione più lento che permette un più efficiente trasferimento del calore. Anche la stampa specializzata dovrebbe promuovere riflessioni e dibattiti sulla qualità del pellet e sull'efficienza nella produzione di energia termica finalizzata al riscaldamento domestico; solo così, si contribuirà allo sviluppo del mercato e alla diffusione di questa fonte di energia ecologica, economica e alternativa alle fonti tradizionali. Da Sitta, invece, per il futuro, prevedono un utilizzo maggiore del pellet per produrre energia e una crescente attenzione da parte delle aziende alla certificazione di qualità. La società Woody riscontra un costante incremento della domanda sia per l'utilizzo domestico sia per quello industriale, anche se il sell out del materiale ad uso domestico subisce fortemente l'andamento climatico delle stagioni. Per quanto riguarda le prospettive evolutive, sono molto ottimisti, perchè tutti gli indici settoriali fanno prevedere un forte incremento dei consumi di biomasse per i prossimi tre anni, con tassi di crescita dal 20% al 30% annuo. Concludiamo con le considerazioni dell’ufficio marketing di Sistema Energia Pellet, che spiega come il mercato, nel 2007, sia stato condizionato negativamente da due fattori: innanzitutto, le anomale temperature miti dell’inverno che non hanno agevolato i consumi dei combustibili e poi l’elevata offerta di materia prima immessa sul mercato. Se da un lato tale situazione ha generato una maggiore fiducia tra i consumatori, dall’altro ha innescato una spasmodica ricerca del prodotto più economico, conducendo a un abbassamento della qualità del combustibile con ripercussioni negative sul funzionamento degli apparecchi termici, sui rendimenti, sulla quantità di ceneri e sulle emissioni prodotte. Sarà, perciò, compito delle imprese nazionali puntare sulla qualità di prodotto, per differenziarsi dai concorrenti esteri e mantenere la leadership di mercato.
Pellet Gold: un marchio di garanzia per la qualità del pellet | |
Pellet Gold è un sistema di attestazione al di sopra delle parti, basato su precise regole di funzionamento, tese a determinare che il prodotto soddisfi i requisiti indicati nei documenti di riferimento. Si basa sulle normative Cen/Ts 14961, DinPlus, Önorm M 7135 e sui limiti introdotti dal Pellet Fuel Institut Americano. Sono stati scelti i parametri chimico-fisici e dendroenergetici più opportuni, cercando di elevare quanto più possibile la qualità, considerando, tuttavia, le peculiarità e le caratteristiche del mercato italiano. Un elemento aggiuntivo introdotto da Aiel, non presente in nessun altro sistema di certificazione, è il contenuto di formaldeide (Hcho), fondamentale per poter verificare l’eventuale presenza di materiali in combustione potenzialmente pericolosi per la salute, quali colle e vernici. L’attestazione può essere attribuita al pellet ottenuto da legno non contaminato; nello specifico, possono essere impiegate le seguenti tipologie di materia prima: tronchi di latifoglie, tronchi di conifere, legno non trattato dell’industria del legno privo di corteccia, legno non trattato post-consumo privo di corteccia, miscele e miscugli. Possono accedere all’attestazione le aziende produttrici e i rivenditori/importatori, che commercializzano con il proprio marchio prodotti realizzati da terzi. L’iter per ottenere il marchio si esplica con una visita ispettiva iniziale non annunciata, durante la quale vengono accertati il controllo dei processi produttivi e l'idoneità del sistema di controllo sui prodotti. Il produttore, dopo aver ottenuto il marchio, è obbligato a sottoporre il pellet a ispezioni interne con periodicità mensile. Aiel inoltre opera, almeno una volta all'anno, delle verifiche di sorveglianza e controllo. Sul pellet certificato è apposto il marchio Pellet Gold, accompagnato da una scheda tecnica che ne riassume le caratteristiche principali. | |
Fonte: Aiel |
Lo sviluppo dei mercati europei | |
Svezia: è stato il primo Paese scandinavo a produrre pellet in elevate quantità per gli impianti di cogenerazione, che lo utilizzavano al posto del carbone. Un forte elemento conduttore per lo sviluppo sono state le elevate tassazioni sui combustibili fossili che hanno creato significativi vantaggi economici per il riscaldamento a pellet. Norvegia: è un esempio degli scarsi risultati ottenuti dagli incentivi “stop & go” delle politiche di sviluppo del mercato. In seguito ai sussidi finanziari statali, finalizzati a sostituire il riscaldamento con energia elettrica con altre fonti rinnovabili, il mercato delle stufe a pellet ha iniziato a svilupparsi rapidamente, per subire, poi, una battuta d’arresto significativa al venire meno delle sovvenzioni. Finlandia: solo recentemente ha scoperto le potenzialità del pellet e le istituzioni stanno adottando misure serie per svilupparne l’uso, sia nelle grandi centrali elettriche sia nelle abitazioni di nuova costruzione. Danimarca: alla fine degli anni Novanta il mercato ha registrato uno sviluppo dinamico, caratterizzato da notevoli progressi in innovazione e tecnologia. Oggi, questa fase promettente si è arrestata, a causa di cambiamenti a livello governativo che hanno determinato la sospensione delle politiche di sostegno per le energie rinnovabili. Germania: dopo una partenza lenta, il mercato ha avuto una crescita molto rapida, soprattutto nell’utilizzo del pellet su media scala in complessi residenziali, quali scuole e centri commerciali, favorito dal regime statale di sovvenzioni e dalle numerose campagne di marketing supportate dalle istituzioni pubbliche. Austria: ha avuto un ruolo primario nello sviluppo delle caldaie a pellet ad uso domestico e nell’impiego del materiale in grandi costruzioni, grazie all’avanzamento tecnologico dell’offerta. Altri Paesi: in Spagna, Irlanda, Francia, Gran Bretagna e Belgio il mercato è ancora in una fase iniziale di sviluppo, ma le prospettive a lungo termine sono promettenti. | |
Fonte: Legno energia n.1 - luglio 2006 |
Confronto del prezzo al consumo in Italia, Austria, Germania | |
Dicembre 2006 Maggio 2007 Prezzo al consumatore finale in Italia* 260 -330 €/t 220 - 230 €/t Prezzo al consumatore finale in Austria** 265 €/t 180 - 190 €/t Prezzo al consumatore finale in Germania*** 248,8 €/t 190 -200 €/t | |
* Fonte dati AIEL ** Fonte dati proPellet Austria *** Fonte dati Carmen |
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