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Il bricolage e l’edutainment
Mentre sul mercato assistiamo alla battaglia dei prezzi e si accingono ad arrivare i “brico discount”, rischiamo di perdere di vista l’obiettivo primario del nostro mercato e del nostro consumatore.
Più che risparmio, il bricolage deve essere passione, autogratificazione e un’hobby per passare il tempo libero. L’edutainment potrebbe essere un aiuto importante per lo sviluppo del mercato.
Educare divertendo può essere una strategia “vincente” da applicare al mondo del bricolage: clienti più informati e appassionati sono portati ad aumentare i loro acquisti sia in “orizzontale” (prodotti diversi tra loro) che in “verticale” (più quantità dello stesso prodotto).
La formazione dell’hobbista deve avvenire seguendo un approccio finalizzato al rapido raggiungimento del risultato promesso, ma soprattutto divertendo e interessando su quanto si sta proponendo.
Senza fare troppe analisi psico/sociologiche, è evidente che sono diversi i motivi che spingono le persone ad avvicinarsi al bricolage:
Per anni il fai da te è stato proposto come sinonimo di risparmio e questo ha portato a dequalificare l’attività del bricolage alla pura ricerca del prezzo più conveniente.
Questa strategia, se può dare risultati nel breve periodo, nel lungo è penalizzante perchè porta a una naturale riduzione dei prezzi e quindi dei margini a scapito della qualità dei prodotti offerti.
Se invece si punta sulla valorizzazione dell’attività del far da sé e sulla soddisfazione del cliente, la prospettiva cambia in maniera significativa, al punto che anche il lavoro più umile può arricchirsi di valori riconosciuti come importanti: spargere letame non suona come un’attività particolarmente attrattiva, ma preparare e arricchire il terreno per migliorare la crescita dei fiori che renderanno più bella e gradevole la propria casa è qualcosa che attira molto di più e anzi può diventare un lavoro che coinvolge l’intera famiglia, trasformando un anonimo pomeriggio domenicale in un momento di condivisione e vicinanza tra genitori e figli, attorno a un vaso sul terrazzo o in un giardino per i più fortunati.
Bisogna educare (o rieducare) le persone al bello, al gusto del fare. In generale la società odierna considera l’attività manuale come qualcosa di sporco e deprecabile, per poi lamentarsi del costo dell’idraulico per la sistemazione di un semplice rubinetto. In realtà basterebbe poco per recuperare un bagaglio di conoscenze proprio dei nostri genitori o dei nostri nonni che potrebbe rivivere nuove prospettive di sviluppo grazie alle nuove formule distributive e alle tecnologie disponibili.
Il termine edutainment sintetizza bene questo concetto.
Nato dall’unione di due termini inglesi, educational (educativo, didattico) ed entertainment (intrattenimento, gioco), l’edutainment si riferisce al carattere ludico delle attività didattiche non tradizionali, nelle quali l’interazione con il computer e internet diventa il punto centrale. Giocando, i bambini conoscono le tecnologie più avanzate e attraverso di esse apprendono le materie più tradizionali come la storia, la matematica e l’inglese.
Il concetto di per sé non è nuovo: nel 1964 lo studioso Marshall McLuhan sosteneva che “Coloro che fanno distinzione fra intrattenimento e educazione forse non sanno che l’educazione deve essere divertente e il divertimento deve essere educativo” . In estrema sintesi “imparare giocando”.
Se l’edutainment nasce e si sviluppa come attività formativa rivolta ai bambini, nulla vieta di adottare la stessa logica rivolgendosi agli adulti per farli avvicinare a un mondo estremamente ricco e variegato, dando la possibilità a molti di scoprire nuove passioni e interessi e, perché no, avvicinare i giovani in modo da attivare i potenziali clienti di domani.
Produttori e distributori offrono già guide, manuali e corsi ma non sempre in modo organico e continuativo. É certamente un obiettivo di lungo periodo e una strategia di crescita del potenziale del mercato, ma occorre considerare che il consumo di prodotti
di bricolage è più che direttamente proporzionale al livello di conoscenze e di competenze acquisite dai consumatori.
Progetti, suggerimenti, corsi, dimostrazioni, sono tutti elementi utili ma il vero salto di qualità si avrà nel momento in cui si lavorerà al coinvolgimento emotivo e razionale del consumatore finale.
Edutainment e community possono essere due leve strategiche per il futuro del bricolage: insegnare divertendo, perché stiamo parlando di un’attività che si rivolge al tempo libero delle persone, ma al tempo stesso fare in modo che siano gli stessi bricoleur a collaborare tra loro creando community on e off line scambiandosi pareri, suggerimenti, consigli, ecc. Richiedendo ai produttori e ai distributori il compito di fornire gli spazi, fisici e virtuali, e la loro competenza.
Queste attività di “socializzazione sul bricolage” possono infatti svolgersi sia in un luogo fisico, il punto vendita, sia su blog o siti dedicati, gestiti o sponsorizzati da produttori o distributori.
Il vantaggio dell’incontro personale è evidente per quanto riguarda la possibilità di mostrare direttamente come operare e la possibilità di porre tutte le domande del caso; il grosso limite riguarda gli aspetti logistici relativi al numero di persone che possono essere coinvolte, alla frequenza di questi incontri e al luogo di svolgimento.
Una possibile soluzione è di svolgere contemporaneamente attività sul punto vendita o presso il produttore e riportare documenti e informazioni on line.
Stimolare i clienti a produrre materiali da pubblicare on line è un’altra possibilità interessante dal momento che è molto facile disporre di videocamere o macchine fotografiche digitali per documentare in modo dettagliato come realizzare i propri progetti.
La tecnologia può svolgere un ruolo determinante nella diffusione dell’attività del bricolage: blog e video condivisi sono solo due esempi di come ogni bricoleur possa assumere un ruolo attivo e condividere le proprie esperienze e soddisfazioni con gli altri.
Esistono esempi interessanti in questo senso: gli appassionati di modellismo organizzano fiere e manifestazioni per favorire gli incontri, per scambiarsi pareri, per acquisire proseliti e, perché no, per mettere in evidenza la propria bravura. Molte di queste attività seguono on line dove è relativamente facile trovare indicazioni puntuali sulla realizzazione di progetti a volte anche molto complessi in siti e blog gestiti direttamente dagli stessi modellisti.
Per il bricolage la situazione denota un certo ritardo da un lato e un’eccessiva semplificazione delle proposte di attività. Questa situazione potrebbe essere paradossalmente favorevole a chi volesse offrire un’iniziativa mirata e articolata finalizzata alla creazione di una reale community che troverebbe terreno fertile ed elevate prospettive di crescita.
Gli interlocutori possibili possono essere sia i produttori sia i distributori con alcune differenze che è bene sottolineare.
I primi sono sicuramente focalizzati su una tipologia di offerta più concentrata e hanno la possibilità di offrire maggiori dettagli sulle caratteristiche tecniche dei prodotti trattati (si pensi al settore delle vernici o delle colle). I distributori hanno invece il grosso vantaggio di avere già un rapporto con i loro clienti, che potrebbe continuare on line per sviluppare la community prolungando il momento relazionale al di fuori del punto vendita.
La situazione ideale, come sempre, sta nel mezzo, ovvero in una stretta collaborazione tra produttori e distributori che possono integrare al meglio le diverse competenze (di contenuto e di relazione) per offrire un approccio unico e integrato al loro cliente comune.
Non è certo questa la sede per discutere nei dettagli questo aspetto: va da sé che ancora una volta si profila l’opportunità di scelte strategiche coordinate tra produttori e distributori con l’obiettivo comune di educare divertendo i bricoleur.
Il bricolage in una logica di educazione richiede una riflessione importante su un tema, quello della sicurezza, che riguarda tutti coloro che operano con macchinari o con sostante potenzialmente pericolose, e quindi anche i bricoleur.
Qualsiasi attività di bricolage, anche la più semplice, come l’appendere un quadro alla parete, richiede un minimo di competenza e di manualità. Il tema della sicurezza diventa quindi fondamentale sia durante l’esecuzione dei lavori sia per la corretta esecuzione del lavoro svolto.
Il martello che colpisce inesorabilmente le dita del malcapitato bricoleur invece del chiodo, può essere una scena probabilmente comica ma dolorosa; ancora peggio se poi il quadro cade rovinosamente in testa a qualcuno perché il chiodo non era adatto alla parete in cui era fissato o perché il peso da sopportare era eccessivo.
La sicurezza riguarda sia il momento della realizzazione dei lavori sia successivamente, quando si utilizza quello che si è realizzato. In entrambi i casi è fondamentale avere la consapevolezza di quello che si sta facendo in modo da evitare
pericoli per sé e per gli altri. Anche in questo caso una corretta informazione (e formazione) può essere una strada utile per avvicinare sempre più persone al mondo del bricolage, divertendosi.
Giovanni Covassi è docente di marketinge di web marketing presso l’Università Cattolica di Milano. Svolge attività di formazione e di consulenza nell’ambito dell’applicazione delle tecnologie dell’informazione al marketing. Nel (poco) tempo libero si dedica con passione ad attività di bricolage.
Più che risparmio, il bricolage deve essere passione, autogratificazione e un’hobby per passare il tempo libero. L’edutainment potrebbe essere un aiuto importante per lo sviluppo del mercato.
Educare divertendo può essere una strategia “vincente” da applicare al mondo del bricolage: clienti più informati e appassionati sono portati ad aumentare i loro acquisti sia in “orizzontale” (prodotti diversi tra loro) che in “verticale” (più quantità dello stesso prodotto).
La formazione dell’hobbista deve avvenire seguendo un approccio finalizzato al rapido raggiungimento del risultato promesso, ma soprattutto divertendo e interessando su quanto si sta proponendo.
Perché si fa bricolage?
Senza fare troppe analisi psico/sociologiche, è evidente che sono diversi i motivi che spingono le persone ad avvicinarsi al bricolage:
- per “necessità”: sono tipicamente gli interventi di micro manutenzione domestica di entità troppo contenuta per richiedere l’intervento di un professionista;
- per “risparmiare”: al prezzo monetario dovuto a un professionista si sostituisce il costo dei materiali di consumo, un po’ di attrezzatura e il proprio tempo;
- per capacità: il fatto di possedere competenze tecniche determina un’attività di bricolage che viene percepita come naturale e ovvia dal momento che non si ravvisa la necessità di un intervento esterno di un esperto;
- per divertimento: il “fare” di per sé, l’attività manuale, in genere può essere fonte di piacere non tanto per il risultato finale (che può anche essere notevole) ma proprio per il fatto di poter dedicare il proprio tempo libero ad attività ricreative e utili;
- per soddisfazione personale: confrontarsi con l’opera appena terminata è momento di grande soddisfazione. Mostrare ad amici e parenti quanto realizzato completa il quadro, da qui lo stimolo a fare di più e meglio.
Per anni il fai da te è stato proposto come sinonimo di risparmio e questo ha portato a dequalificare l’attività del bricolage alla pura ricerca del prezzo più conveniente.
Questa strategia, se può dare risultati nel breve periodo, nel lungo è penalizzante perchè porta a una naturale riduzione dei prezzi e quindi dei margini a scapito della qualità dei prodotti offerti.
Se invece si punta sulla valorizzazione dell’attività del far da sé e sulla soddisfazione del cliente, la prospettiva cambia in maniera significativa, al punto che anche il lavoro più umile può arricchirsi di valori riconosciuti come importanti: spargere letame non suona come un’attività particolarmente attrattiva, ma preparare e arricchire il terreno per migliorare la crescita dei fiori che renderanno più bella e gradevole la propria casa è qualcosa che attira molto di più e anzi può diventare un lavoro che coinvolge l’intera famiglia, trasformando un anonimo pomeriggio domenicale in un momento di condivisione e vicinanza tra genitori e figli, attorno a un vaso sul terrazzo o in un giardino per i più fortunati.
Educare il cliente
Bisogna educare (o rieducare) le persone al bello, al gusto del fare. In generale la società odierna considera l’attività manuale come qualcosa di sporco e deprecabile, per poi lamentarsi del costo dell’idraulico per la sistemazione di un semplice rubinetto. In realtà basterebbe poco per recuperare un bagaglio di conoscenze proprio dei nostri genitori o dei nostri nonni che potrebbe rivivere nuove prospettive di sviluppo grazie alle nuove formule distributive e alle tecnologie disponibili.
Il termine edutainment sintetizza bene questo concetto.
Nato dall’unione di due termini inglesi, educational (educativo, didattico) ed entertainment (intrattenimento, gioco), l’edutainment si riferisce al carattere ludico delle attività didattiche non tradizionali, nelle quali l’interazione con il computer e internet diventa il punto centrale. Giocando, i bambini conoscono le tecnologie più avanzate e attraverso di esse apprendono le materie più tradizionali come la storia, la matematica e l’inglese.
Il concetto di per sé non è nuovo: nel 1964 lo studioso Marshall McLuhan sosteneva che “Coloro che fanno distinzione fra intrattenimento e educazione forse non sanno che l’educazione deve essere divertente e il divertimento deve essere educativo” . In estrema sintesi “imparare giocando”.
Se l’edutainment nasce e si sviluppa come attività formativa rivolta ai bambini, nulla vieta di adottare la stessa logica rivolgendosi agli adulti per farli avvicinare a un mondo estremamente ricco e variegato, dando la possibilità a molti di scoprire nuove passioni e interessi e, perché no, avvicinare i giovani in modo da attivare i potenziali clienti di domani.
Produttori e distributori offrono già guide, manuali e corsi ma non sempre in modo organico e continuativo. É certamente un obiettivo di lungo periodo e una strategia di crescita del potenziale del mercato, ma occorre considerare che il consumo di prodotti
di bricolage è più che direttamente proporzionale al livello di conoscenze e di competenze acquisite dai consumatori.
Progetti, suggerimenti, corsi, dimostrazioni, sono tutti elementi utili ma il vero salto di qualità si avrà nel momento in cui si lavorerà al coinvolgimento emotivo e razionale del consumatore finale.
Edutainment e community
Edutainment e community possono essere due leve strategiche per il futuro del bricolage: insegnare divertendo, perché stiamo parlando di un’attività che si rivolge al tempo libero delle persone, ma al tempo stesso fare in modo che siano gli stessi bricoleur a collaborare tra loro creando community on e off line scambiandosi pareri, suggerimenti, consigli, ecc. Richiedendo ai produttori e ai distributori il compito di fornire gli spazi, fisici e virtuali, e la loro competenza.
Queste attività di “socializzazione sul bricolage” possono infatti svolgersi sia in un luogo fisico, il punto vendita, sia su blog o siti dedicati, gestiti o sponsorizzati da produttori o distributori.
Il vantaggio dell’incontro personale è evidente per quanto riguarda la possibilità di mostrare direttamente come operare e la possibilità di porre tutte le domande del caso; il grosso limite riguarda gli aspetti logistici relativi al numero di persone che possono essere coinvolte, alla frequenza di questi incontri e al luogo di svolgimento.
Una possibile soluzione è di svolgere contemporaneamente attività sul punto vendita o presso il produttore e riportare documenti e informazioni on line.
Stimolare i clienti a produrre materiali da pubblicare on line è un’altra possibilità interessante dal momento che è molto facile disporre di videocamere o macchine fotografiche digitali per documentare in modo dettagliato come realizzare i propri progetti.
La tecnologia può svolgere un ruolo determinante nella diffusione dell’attività del bricolage: blog e video condivisi sono solo due esempi di come ogni bricoleur possa assumere un ruolo attivo e condividere le proprie esperienze e soddisfazioni con gli altri.
Esistono esempi interessanti in questo senso: gli appassionati di modellismo organizzano fiere e manifestazioni per favorire gli incontri, per scambiarsi pareri, per acquisire proseliti e, perché no, per mettere in evidenza la propria bravura. Molte di queste attività seguono on line dove è relativamente facile trovare indicazioni puntuali sulla realizzazione di progetti a volte anche molto complessi in siti e blog gestiti direttamente dagli stessi modellisti.
Per il bricolage la situazione denota un certo ritardo da un lato e un’eccessiva semplificazione delle proposte di attività. Questa situazione potrebbe essere paradossalmente favorevole a chi volesse offrire un’iniziativa mirata e articolata finalizzata alla creazione di una reale community che troverebbe terreno fertile ed elevate prospettive di crescita.
I possibili promotori di community on line
Gli interlocutori possibili possono essere sia i produttori sia i distributori con alcune differenze che è bene sottolineare.
I primi sono sicuramente focalizzati su una tipologia di offerta più concentrata e hanno la possibilità di offrire maggiori dettagli sulle caratteristiche tecniche dei prodotti trattati (si pensi al settore delle vernici o delle colle). I distributori hanno invece il grosso vantaggio di avere già un rapporto con i loro clienti, che potrebbe continuare on line per sviluppare la community prolungando il momento relazionale al di fuori del punto vendita.
La situazione ideale, come sempre, sta nel mezzo, ovvero in una stretta collaborazione tra produttori e distributori che possono integrare al meglio le diverse competenze (di contenuto e di relazione) per offrire un approccio unico e integrato al loro cliente comune.
Non è certo questa la sede per discutere nei dettagli questo aspetto: va da sé che ancora una volta si profila l’opportunità di scelte strategiche coordinate tra produttori e distributori con l’obiettivo comune di educare divertendo i bricoleur.
Bricolage in sicurezza
Il bricolage in una logica di educazione richiede una riflessione importante su un tema, quello della sicurezza, che riguarda tutti coloro che operano con macchinari o con sostante potenzialmente pericolose, e quindi anche i bricoleur.
Qualsiasi attività di bricolage, anche la più semplice, come l’appendere un quadro alla parete, richiede un minimo di competenza e di manualità. Il tema della sicurezza diventa quindi fondamentale sia durante l’esecuzione dei lavori sia per la corretta esecuzione del lavoro svolto.
Il martello che colpisce inesorabilmente le dita del malcapitato bricoleur invece del chiodo, può essere una scena probabilmente comica ma dolorosa; ancora peggio se poi il quadro cade rovinosamente in testa a qualcuno perché il chiodo non era adatto alla parete in cui era fissato o perché il peso da sopportare era eccessivo.
La sicurezza riguarda sia il momento della realizzazione dei lavori sia successivamente, quando si utilizza quello che si è realizzato. In entrambi i casi è fondamentale avere la consapevolezza di quello che si sta facendo in modo da evitare
pericoli per sé e per gli altri. Anche in questo caso una corretta informazione (e formazione) può essere una strada utile per avvicinare sempre più persone al mondo del bricolage, divertendosi.
Giovanni Covassi è docente di marketinge di web marketing presso l’Università Cattolica di Milano. Svolge attività di formazione e di consulenza nell’ambito dell’applicazione delle tecnologie dell’informazione al marketing. Nel (poco) tempo libero si dedica con passione ad attività di bricolage.
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