Marketing » Normativa e risparmio energetico
Normativa e risparmio energetico
Certificazioni per calcolare la classe energetica di un edificio:solo restrizioni e disagi o uno strumento utile ed economicamente vantaggioso?
Non più solo qualità estetica ma valore del progetto, basato su competenze sempre più specialistiche.
I committenti non chiedono (o non devono chiedere) più solo un prodotto coerente con la loro immagine aziendale, ma un vero e proprio “business plan energetico”.
Cosa vuol dire?
Vuol dire che le strutture che ospitano i nostri prodotti hanno un costo iniziale, un costo gestionale e di mantenimento e un impatto ambientale.
Questi costi fissi graveranno sempre sul nostro lavoro; investire sulla qualità energetica dei nostri edifici diventa sempre più una scelta intelligente ed economicamente vantaggiosa.
Qual è il primo passo per una valutazione delle possibilità che la tecnologia oggi ci offre per uno sfruttamento consapevole delle fonti energetiche rinnovabili?
Un edificio per svolgere la sua funzione necessita di un consumo di energia. Perché si consuma molto? Perché impieghiamo grandi somme di denaro per riscaldare?
Il riscaldamento è semplicemente l’apporto di energia necessaria a integrare il calore che l’edificio disperde.
Paradossalmente se non ci fossero dispersioni di calore non avremmo bisogno di riscaldare.
Questo è il primo dato che ci consente di capire che i consumi dipendono dalla dispersione e possono essere ridotti adottando materiali e componenti che coibentano.
Il secondo dato è che la parte di energia che si disperde può essere integrata con sistemi che sfruttano le fonti di energia rinnovabile come il sole, l’aria o l’acqua.
Idealmente un edificio “sostenibile” è quello che non necessita di alcun apporto energetico e che non consuma risorse (ovviamente questa è l’ipotesi ideale, anche se non mancano esempi di questo tipo).
Dal lato legislativo l’obiettivo è quello di modificare sostanzialmente il modo di progettare (e quindi costruire) in funzione di una sostenibilità ambientale.
Dalla parte di chi deve assoggettare a queste regole, invece, alcune direttive possono sembrare vincolanti e restrittive. Da un lato è vero, perché ci obbliga a valutare aspetti fin d’ora trascurati, però dovremmo considerare che l’iniziale disagio sarà un vantaggio non da poco in termini di efficienza e risparmio.
La legge 10 (Legge 9 gennaio 1991, n. 10) e il successivo ultimo decreto 311 (Decreto Legislativo 29 dicembre 2006, n. 311), pongono ormai regole precise sul tema edifici ed efficienza energetica.
Al di là dei vincoli legislativi, l’aumento dell’efficienza del sistema edificio impianti è la risposta più diretta al problema del continuo aumento del costo del petrolio e derivati.
Il decreto legge 311 ha un impatto molto forte con la fase progettuale dell’edificio, in quanto pone di analizzare sia le caratteristiche di massa dell’involucro che gli effetti dell’esposizione solare e degli schermi fissi e mobili.
Si anticipa quella che dovrebbe essere la grande novità della futura Certificazione Energetica e cioè l’inizio dell’integrazione fra la progettazione architettonica e quella energetica/impiantistica. (fonte Edilportale)
Finalità della legge 10 e del decreto 311
Il valore di un immobile è valutato seguendo parametri come i metri quadri, la zona in cui è posizionato, la tipologia architettonica, l’anno di costruzione ecc. Da oggi una nuova variabile sarà la valutazione della classe energetica, che permetterà di avere chiari e certificati i consumi necessari per il riscaldamento e il raffreddamento dell’immobile.
Questo mezzo di informazione permette agli acquirenti, che il più delle volte non hanno le competenze e i mezzi per valutare questi fattori, di fare un acquisto consapevole.
Fra qualche tempo, probabilmente, richiedere e dare certe informazioni diventerà prassi comune e capiterà che due edifici apparentemente identici avranno un costo differente proprio perché, grazie a una progettazione consapevole, avranno costi di mantenimento differenti.
Dalla parte delle imprese costruttrici, questo sarà un incentivo a costruire sempre meglio e puntare anche sulla qualità energetica per avere un forte vantaggio competitivo.
Si va dunque verso la regolamentazione di un settore che per troppo tempo è stato sprovvisto di regole, un vero e proprio far west edilizio. Avremo metri di valutazione più obiettivi e parametri oggettivi per valutare.
La certificazione è uno strumento importantissimo, soprattutto perché rende trasparente un campo che tutt’ora risulta fumoso.
La necessità è quella di seguire delle linee guida per un’efficienza abitativa. Per prima cosa con la formazione e la specializzazione di progettisti, la seconda è l’acquisizione da parte delle imprese costruttrici delle competenze necessarie alla realizzazione di opere in linea con le normative. La terza fase è quella della certificazione energetica degli edifici.
Perché? Perché il problema dell’energia è un problema reale. E’ visibile a tutti che ci sono problemi non solo di costi (l’aumento esponenziale del petrolio) ma soprattutto di approvvigionamento (pericolo black out della fornitura di energia).
Per chi deve costruire un edificio, un punto vendita, una struttura commerciale però, è un bene che persegua la via dell’efficienza energetica, anche andando al di là dei requisiti imposti per legge, anche perché i progressi tecnologici saranno sicuramente più veloci delle normative e soprattutto della loro attuazione.
Il modo di progettare dovrà cambiare sostanzialmente. Non basterà creare un’architettura e successivamente rivolgersi ad un tecnico impiantista o termotecnico. La progettazione dovrà essere per forza di cose integrata perché non sarà più sufficiente definire solamente la tipologia delle strutture disperdenti (che disperdono calore) ma sarà necessario scegliere ed esaminare ogni componente per raggiungere un livello qualitativo e prestazionale coerente con la normativa.
Il garden center ha una vocazione naturale e proprio per questo sarebbe l’esempio ideale di architettura “verde”.
La struttura architettonica tipica del garden si presta all’impianto di sistemi che sfruttano l’energia delle fonti rinnovabili e sarebbe sicuramente auspicabile l’intento di ridurre al minimo l’impatto ambientale.
Per due semplici motivi. Prima cosa si ridurrebbe il consumo a vantaggio non solo dell’ambiente ma anche del risparmio delle spese di mantenimento della struttura. Sabbiamo bene quanto incidano le spese di elettricità e riscaldamento e francamente sarebbe stupido non cercare di ridurle. Seconda cosa l’impegno per l’ambiente sicuramente paga in termini di comunicazione; soprattutto per chi commercializza la cura del verde.
Non più solo qualità estetica ma valore del progetto, basato su competenze sempre più specialistiche.
I committenti non chiedono (o non devono chiedere) più solo un prodotto coerente con la loro immagine aziendale, ma un vero e proprio “business plan energetico”.
Cosa vuol dire?
Vuol dire che le strutture che ospitano i nostri prodotti hanno un costo iniziale, un costo gestionale e di mantenimento e un impatto ambientale.
Questi costi fissi graveranno sempre sul nostro lavoro; investire sulla qualità energetica dei nostri edifici diventa sempre più una scelta intelligente ed economicamente vantaggiosa.
Qual è il primo passo per una valutazione delle possibilità che la tecnologia oggi ci offre per uno sfruttamento consapevole delle fonti energetiche rinnovabili?
Cosa intendiamo per efficienza e risparmio energetico?
Un edificio per svolgere la sua funzione necessita di un consumo di energia. Perché si consuma molto? Perché impieghiamo grandi somme di denaro per riscaldare?
Il riscaldamento è semplicemente l’apporto di energia necessaria a integrare il calore che l’edificio disperde.
Paradossalmente se non ci fossero dispersioni di calore non avremmo bisogno di riscaldare.
Questo è il primo dato che ci consente di capire che i consumi dipendono dalla dispersione e possono essere ridotti adottando materiali e componenti che coibentano.
Il secondo dato è che la parte di energia che si disperde può essere integrata con sistemi che sfruttano le fonti di energia rinnovabile come il sole, l’aria o l’acqua.
Idealmente un edificio “sostenibile” è quello che non necessita di alcun apporto energetico e che non consuma risorse (ovviamente questa è l’ipotesi ideale, anche se non mancano esempi di questo tipo).
Leggi in materia di risparmio energetico
Dal lato legislativo l’obiettivo è quello di modificare sostanzialmente il modo di progettare (e quindi costruire) in funzione di una sostenibilità ambientale.
Dalla parte di chi deve assoggettare a queste regole, invece, alcune direttive possono sembrare vincolanti e restrittive. Da un lato è vero, perché ci obbliga a valutare aspetti fin d’ora trascurati, però dovremmo considerare che l’iniziale disagio sarà un vantaggio non da poco in termini di efficienza e risparmio.
La legge 10 (Legge 9 gennaio 1991, n. 10) e il successivo ultimo decreto 311 (Decreto Legislativo 29 dicembre 2006, n. 311), pongono ormai regole precise sul tema edifici ed efficienza energetica.
Al di là dei vincoli legislativi, l’aumento dell’efficienza del sistema edificio impianti è la risposta più diretta al problema del continuo aumento del costo del petrolio e derivati.
Il decreto legge 311 ha un impatto molto forte con la fase progettuale dell’edificio, in quanto pone di analizzare sia le caratteristiche di massa dell’involucro che gli effetti dell’esposizione solare e degli schermi fissi e mobili.
Si anticipa quella che dovrebbe essere la grande novità della futura Certificazione Energetica e cioè l’inizio dell’integrazione fra la progettazione architettonica e quella energetica/impiantistica. (fonte Edilportale)
Finalità della legge 10 e del decreto 311
- La legge pone le direttive finalizzate al:
- miglioramento dei processi di trasformazione dell’energia
- riduzione dei consumi energia
- miglioramento delle condizioni di compatibilità ambientale.
- Le norme favoriscono:
- l’incentivo e l’uso razionale dell’energia
- contenimento dei consumi
- l’utilizzazione delle fonti rinnovabili
- In particolare le disposizioni riguardano:
- il calcolo integrato dell’energia del sistema edificio/impianto
- requisiti minimi in materia di rendimento energetico
- certificazione energetica
- ispezione periodica
- Il calcolo del rendimento energetico considererà:
- l’impiego di fonti rinnovabili
- la coibentazione
- l’esposizione
- il clima
- il tipo di impianto di riscaldamento, condizionamento e per alcuni casi l’impianto di illuminazione artificiale
Metodo di calcolo del rendimento energetico
- Per calcolare il valore energetico del nostro edificio andranno valutati numerosi aspetti:
- posizione ed orientamento dell’edificio
- condizione climatica esterna
- qualità climatica interna
- caratteristiche termiche dell’edificio (tipo di murature, di solette, di elementi di divisione interna ecc.)
- impianto di riscaldamento e produzione acqua calda
- impianto di illuminazione
- ventilazione
- ventilazione naturale
- sistema di condizionamento d’aria
- sistemi solari passivi e protezione solare
- presenza di sistemi di generazione di calore ed elettricità a partire da fonti energetiche rinnovabili
- sistemi di cogenerazione dell’elettricità
- illuminazione naturale
Certificazione e valore dell’immobile
Il valore di un immobile è valutato seguendo parametri come i metri quadri, la zona in cui è posizionato, la tipologia architettonica, l’anno di costruzione ecc. Da oggi una nuova variabile sarà la valutazione della classe energetica, che permetterà di avere chiari e certificati i consumi necessari per il riscaldamento e il raffreddamento dell’immobile.
Questo mezzo di informazione permette agli acquirenti, che il più delle volte non hanno le competenze e i mezzi per valutare questi fattori, di fare un acquisto consapevole.
Fra qualche tempo, probabilmente, richiedere e dare certe informazioni diventerà prassi comune e capiterà che due edifici apparentemente identici avranno un costo differente proprio perché, grazie a una progettazione consapevole, avranno costi di mantenimento differenti.
Dalla parte delle imprese costruttrici, questo sarà un incentivo a costruire sempre meglio e puntare anche sulla qualità energetica per avere un forte vantaggio competitivo.
Si va dunque verso la regolamentazione di un settore che per troppo tempo è stato sprovvisto di regole, un vero e proprio far west edilizio. Avremo metri di valutazione più obiettivi e parametri oggettivi per valutare.
Vantaggi e svantaggi della certificazione
La certificazione è uno strumento importantissimo, soprattutto perché rende trasparente un campo che tutt’ora risulta fumoso.
La necessità è quella di seguire delle linee guida per un’efficienza abitativa. Per prima cosa con la formazione e la specializzazione di progettisti, la seconda è l’acquisizione da parte delle imprese costruttrici delle competenze necessarie alla realizzazione di opere in linea con le normative. La terza fase è quella della certificazione energetica degli edifici.
Perché? Perché il problema dell’energia è un problema reale. E’ visibile a tutti che ci sono problemi non solo di costi (l’aumento esponenziale del petrolio) ma soprattutto di approvvigionamento (pericolo black out della fornitura di energia).
Per chi deve costruire un edificio, un punto vendita, una struttura commerciale però, è un bene che persegua la via dell’efficienza energetica, anche andando al di là dei requisiti imposti per legge, anche perché i progressi tecnologici saranno sicuramente più veloci delle normative e soprattutto della loro attuazione.
Il modo di progettare dovrà cambiare sostanzialmente. Non basterà creare un’architettura e successivamente rivolgersi ad un tecnico impiantista o termotecnico. La progettazione dovrà essere per forza di cose integrata perché non sarà più sufficiente definire solamente la tipologia delle strutture disperdenti (che disperdono calore) ma sarà necessario scegliere ed esaminare ogni componente per raggiungere un livello qualitativo e prestazionale coerente con la normativa.
Il garden center ha una vocazione naturale e proprio per questo sarebbe l’esempio ideale di architettura “verde”.
La struttura architettonica tipica del garden si presta all’impianto di sistemi che sfruttano l’energia delle fonti rinnovabili e sarebbe sicuramente auspicabile l’intento di ridurre al minimo l’impatto ambientale.
Per due semplici motivi. Prima cosa si ridurrebbe il consumo a vantaggio non solo dell’ambiente ma anche del risparmio delle spese di mantenimento della struttura. Sabbiamo bene quanto incidano le spese di elettricità e riscaldamento e francamente sarebbe stupido non cercare di ridurle. Seconda cosa l’impegno per l’ambiente sicuramente paga in termini di comunicazione; soprattutto per chi commercializza la cura del verde.
Approfondisci
ANALISI | 04/03/2009
Riscaldamento intelligente: protagoniste le nuove stufe
ANALISI | 26/09/2008
Massima performance, a basso impatto ambientale
ANALISI | 05/09/2008
Verso la Certificazione ecologica degli edifici
NEWS | 08/07/2008
Presentata la guida alle “Agevolazioni fiscali per il risparmio energetico”
NEWS | 08/07/2008