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Qualcosa sta cambiando
Il 2008 è stato un anno ricco di imprevisti: gli ultimi tre mesi hanno visto un calo record della produzione. Ma è anche l'anno dei corsi e dei ricorsi storici dove le analogie con la grande depressione del 1929 interessano non solo il giardinaggio.
A titolo di curiosità provo a riportare, testualmente, le cause che l'economista John Kenneth Galbraith individuò come fattori di debolezza nell'economia americana e quindi scatenanti la grande depressione del 29. Potrebbero adattarsi all'oggi:
Qualunque siano le cause, l'anno concluso, a livello mondiale, resterà nel ricordo degli operatori economici, degli investitori e dei semplici cittadini come l'anno dei primati negativi con qualche record in positivo: si pensi al calo del prezzo del petrolio. Abbiamo in ogni caso assistito:
Queste sono tutte situazione che il cittadino registra nel quotidiano.
Nello specifico gli effetti generati dalla crisi finanziaria nel nostro paese sono stati altalenanti,discordanti e persino contradditori tanto da disorientare e far perdere il lume della ragione e di fatto immobilizzando l'economia un poco perché incapace di interpretare gli eventi e un poco per paura.
Molte sono le ragioni che hanno generato incertezza e angoscia:
E proprio gli avvenimenti che hanno caratterizzato il 2008 hanno generato nelle famiglie fenomeni di segno diverso. Da un lato si sono accentuate le culture della tranquillità, del ritorno al privato e del “vivere nel presente” soprattutto nei segmenti più giovani; dall’altro, si sono accentuati il distacco e la presa di distanza dall’attività di investimento e risparmio. In definitiva, l’anno
trascorso ha provocato una revisione nel significato attribuito all’attività finanziaria: da generatrice di sicurezza, arricchimento, protezione e riserve per il futuro a produttrice di incertezza e rischio, perdita di ricchezza e impoverimento.
Si è persa la fiducia nelle istituzione finanziarie e la crisi ha acuito la debolezza finanziaria delle famiglie. La propensione al risparmio delle giovani generazioni, che già continuava a contrarsi da tempo, è sparita per far posto a consumi ridotti, spesso in maniera coatta. Non prende corpo un pensiero sul futuro, si pensa alla giornata.
La penetrazione di prodotti previdenziali, quelli che dovrebbero dare una sicurezza futura, è sempre bassa e in calo e, paradossalmente, l'orientamento evasivo ed edonistico nei comportamenti di consumo, che nella prima crisi degli anni '90 si mantenne più di quanto non si potesse supporre, sta venendo meno.
Chi più ne ha più ne metta, ma alcuni riscontri di vendita, perlomeno nel settore che ci interessa, evidenziano segnali diversi e rassicuranti. In ogni caso affinché si mantengano i consumi, condizione indispensabile per evitare il crollo dell'economia, serve liquidità e capacità del sistema finanziario di sostenere la spesa delle famiglie. Lo scenario è veramente nuovo, perché gli eventi hanno mutato la cultura finanziaria degli investitori: da protezione/accantonamento a rischio, da ricchezza a privazione. La paura ha bloccato l'uso del portafoglio anche quando non è completamente vuoto.
Si prendono le distanze dagli intermediari anche se non si osa responsabilizzarli apertamente per effetto anche di un legislazione carente e lacunosa. Tutto ciò determina una brusca contrazione della propensione all'acquisto e si cercano vie di fuga verso la sicurezza, verso la liquidità. Deve fare riflettere il fatto che le banche coprano, con denaro liquido solo il 6% dei depositi che hanno in essere, contro un 8% stabilito per legge come parametro di sicurezza, e che quindi qualora, presi dalla paure, andassimo a prelevare le nostra liquidità depositata presso gli istituti di credito faremmo collassate l'intero sistema.
Affinché ritornino i consumi serve che il mondo finanziario generi un clima nuovo, lavorando su diversi elementi che devono cambiare affinché si riducano le conseguenze che limitano sia l'offerta sia la domanda:
Vista la complessità dello scenario, capire cosa è successo nel 2008 risulta difficile per il consumatore ma soprattutto capire cosa potrà accadere di diverso nel 2009 appare altrettanto difficile, non solo per l'ovvia contiguità degli eventi ma per l'assenza di un filo conduttore su cui chiarire uno scenario di sviluppo e di crescita o quantomeno di sostenibilità.
Ma ciò che di positivo porta una crisi sta nel fatto che ci impone di pensare diversamente, di agire su nuovi fronti e quindi di cogliere con maggiore attenzione le opportunità che comunque ci saranno. Ammesso che il mondo non si fermi.
Ho parlato a lungo degli aspetti finanziari, economici e sociali di questa crisi, ma mi è sembrato pertinente evidenziare che ci sono ragioni profonde per cui una serie di segmenti di consumatori e di imprenditori sta manifestando un interesse profondo per il verde.
Come si diceva i momenti difficili portano delle opportunità. Proviamo a comprendere come mai potrebbe essere proprio il "verde" a beneficiare di questo clima.
Trattandosi di una crisi globale, questi argomenti presentano aspetti di coerenza quasi planetaria, nasce un passaparola esteso a tutte le latitudini e longitudini. Però non va inteso solo come un fatto di moda e di tendenza.
Il posizionamento economico dei prodotti legati alla "lavorazione della terra" permette di superare le divaricazioni fra consumi deboli (delle fasce svantaggiate) e consumi forti (della fascia alta della popolazione). Una pianta va bene per tutte le tasche o quasi.
L'utilità derivante dall'investire nel verde permette inoltre di superare la criticità che le esperienze di consumo producono nel consumatore a causa del progressivo decremento del suo potere di acquisto (nonostante il calo di prezzo di alcune importanti materie prime e della probabile diminuzione di prezzo dell'energia in generale) che risulta esteso a tutta la popolazione e che, come già citato, attenua anche gli effetti derivanti da una diversa intensità di spesa poiché le fasce economicamente deboli tendono a perdere meno potere di acquisto rispetto a quanto accade in altri settori merceologici.
Nonostante questo scenario poco rassicurante possiamo fare una serie di considerazioni che mettono in luce alcune attendibili ipotesi non del tutto negative:
Si tratta solamente di ipotesi, un po' più che semplici congetture, tutti ci auguriamo che la situazione migliori globalmente, ma se sono vere le riflessioni e le supposizioni che da più parti sono state raccolte, è possibile che per i garden, le agrarie, le floricolture si prospetti un 2009 abbastanza positivo.
A titolo di curiosità provo a riportare, testualmente, le cause che l'economista John Kenneth Galbraith individuò come fattori di debolezza nell'economia americana e quindi scatenanti la grande depressione del 29. Potrebbero adattarsi all'oggi:
- cattiva distribuzione del reddito;
- cattiva gestione delle aziende industriali e finanziarie;
- cattiva struttura del sistema bancario;
- eccesso di prestiti a carattere speculativo; errata scienza economica (perseguimento ossessivo del pareggio di bilancio e quindi assenza di intervento statale considerato un fattore penalizzante per l'economia).
Qualunque siano le cause, l'anno concluso, a livello mondiale, resterà nel ricordo degli operatori economici, degli investitori e dei semplici cittadini come l'anno dei primati negativi con qualche record in positivo: si pensi al calo del prezzo del petrolio. Abbiamo in ogni caso assistito:
- alle più grandi variazioni di prezzo delle materie prime, sia verso l'alto sia verso il basso, con forti ripercussione sul quotidiano dei cittadini di ogni paese. Per quanto interessa il giardinaggio si pensi ai costi dei trasporti, delle materie prime, dei concimi, ecc.;
- ai più grossi fallimenti (qualcuno salvato in extremis), alla mancanza diffusa di etica che ha generato frodi e speculazioni nella finanza e nelle materie prime: situazione che ha accelerato il manifestarsi di una gravissima ed eclatante crisi finanziaria. Senza dimenticare le sistemiche speculazioni finanziarie, incontrollate. Quasi tollerate dalla legge, di varia natura. Dai "derivati" fino, per chiudere in bellezza, al Sig. Madoff, ex presidente dal Nasdaq, che con i suo fondi sembra abbia mietuto diverse vittime anche nel nostro paese, evidenziando avidità e mancanza di controllo su tutti i fronti;
- alla crisi di credibilità del più importante sistema finanziario del mondo, minata dal sospetto che primarie istituzioni abbiano operato in conflitto di interesse collocando prodotti finanziari ai cittadini con la precisa consapevolezza di trattare dei prodotti quantomeno prossimi alla truffa;
- ai livelli di indebitamento più alti (di privati e di imprese) nell'ultimo decennio, superando di gran lunga la crisi del 2002.
Queste sono tutte situazione che il cittadino registra nel quotidiano.
IL CONSUMATORE PERDE FIDUCIA
Nello specifico gli effetti generati dalla crisi finanziaria nel nostro paese sono stati altalenanti,discordanti e persino contradditori tanto da disorientare e far perdere il lume della ragione e di fatto immobilizzando l'economia un poco perché incapace di interpretare gli eventi e un poco per paura.
Molte sono le ragioni che hanno generato incertezza e angoscia:
- l'iniziale percezione di perdita di potere d'acquisto (per effetto della crescita dei prezzi delle materie prime) sino ad arrivare a fenomeni deflativi;
- la mancanza di materie prime, per la paura di non avere scorte e riserve che hanno reso ancor più debole l'Italia e per l'incapacità di controllare le speculazioni sugli approvvigionamenti;
- la mancanza di liquidità e di crollo del sistema creditizio;
- i livelli minimi della Borsa, fattore che crea ansia anche a chi in Borsa non ci ha mai giocato;
- la crisi generalizzata dell'industria ma anche dell'agricoltura;
- il record (al ribasso) degli indici di fiducia del consumatore verso il mercato e le istituzioni.
E proprio gli avvenimenti che hanno caratterizzato il 2008 hanno generato nelle famiglie fenomeni di segno diverso. Da un lato si sono accentuate le culture della tranquillità, del ritorno al privato e del “vivere nel presente” soprattutto nei segmenti più giovani; dall’altro, si sono accentuati il distacco e la presa di distanza dall’attività di investimento e risparmio. In definitiva, l’anno
trascorso ha provocato una revisione nel significato attribuito all’attività finanziaria: da generatrice di sicurezza, arricchimento, protezione e riserve per il futuro a produttrice di incertezza e rischio, perdita di ricchezza e impoverimento.
Si è persa la fiducia nelle istituzione finanziarie e la crisi ha acuito la debolezza finanziaria delle famiglie. La propensione al risparmio delle giovani generazioni, che già continuava a contrarsi da tempo, è sparita per far posto a consumi ridotti, spesso in maniera coatta. Non prende corpo un pensiero sul futuro, si pensa alla giornata.
La penetrazione di prodotti previdenziali, quelli che dovrebbero dare una sicurezza futura, è sempre bassa e in calo e, paradossalmente, l'orientamento evasivo ed edonistico nei comportamenti di consumo, che nella prima crisi degli anni '90 si mantenne più di quanto non si potesse supporre, sta venendo meno.
Chi più ne ha più ne metta, ma alcuni riscontri di vendita, perlomeno nel settore che ci interessa, evidenziano segnali diversi e rassicuranti. In ogni caso affinché si mantengano i consumi, condizione indispensabile per evitare il crollo dell'economia, serve liquidità e capacità del sistema finanziario di sostenere la spesa delle famiglie. Lo scenario è veramente nuovo, perché gli eventi hanno mutato la cultura finanziaria degli investitori: da protezione/accantonamento a rischio, da ricchezza a privazione. La paura ha bloccato l'uso del portafoglio anche quando non è completamente vuoto.
Si prendono le distanze dagli intermediari anche se non si osa responsabilizzarli apertamente per effetto anche di un legislazione carente e lacunosa. Tutto ciò determina una brusca contrazione della propensione all'acquisto e si cercano vie di fuga verso la sicurezza, verso la liquidità. Deve fare riflettere il fatto che le banche coprano, con denaro liquido solo il 6% dei depositi che hanno in essere, contro un 8% stabilito per legge come parametro di sicurezza, e che quindi qualora, presi dalla paure, andassimo a prelevare le nostra liquidità depositata presso gli istituti di credito faremmo collassate l'intero sistema.
COSTRUIAMO UN NUOVO CLIMA ECONOMICO
Affinché ritornino i consumi serve che il mondo finanziario generi un clima nuovo, lavorando su diversi elementi che devono cambiare affinché si riducano le conseguenze che limitano sia l'offerta sia la domanda:
- l'industria del risparmio gestito è in crisi di volumi, di risultati, di clienti, di immagine;
- la soddisfazione d'uso di prodotti e servizi bancari, assicurativi e finanziari è, salvo poche eccezioni, in continua contrazione;
- l'intero comparto soffre di un'acuta crisi di fiducia, in parte connessa agli andamenti negativi dei mercati e in parte ricondotta all'incapacità degli intermediari di proteggere i clienti dalle "tempeste"; alla mancanza di regole certe e di trasparenza e alla sensazione che nessuno "custodisca i custodi";
- la politica è distratta e distante da tutto ciò e per certi versi incapace di tracciare la via, di rinnovarsi imbalsamata nel controllo del potere politico, nei conflitti d'interesse che abbracciano tutto l'arco costituzionale.
Vista la complessità dello scenario, capire cosa è successo nel 2008 risulta difficile per il consumatore ma soprattutto capire cosa potrà accadere di diverso nel 2009 appare altrettanto difficile, non solo per l'ovvia contiguità degli eventi ma per l'assenza di un filo conduttore su cui chiarire uno scenario di sviluppo e di crescita o quantomeno di sostenibilità.
Ma ciò che di positivo porta una crisi sta nel fatto che ci impone di pensare diversamente, di agire su nuovi fronti e quindi di cogliere con maggiore attenzione le opportunità che comunque ci saranno. Ammesso che il mondo non si fermi.
I POSSIBILI VANTAGGI PER IL MONDO DEL GARDEN
Ho parlato a lungo degli aspetti finanziari, economici e sociali di questa crisi, ma mi è sembrato pertinente evidenziare che ci sono ragioni profonde per cui una serie di segmenti di consumatori e di imprenditori sta manifestando un interesse profondo per il verde.
Come si diceva i momenti difficili portano delle opportunità. Proviamo a comprendere come mai potrebbe essere proprio il "verde" a beneficiare di questo clima.
- La relazione che il consumatore ha con gli eventi proposti dal mercato appare articolata anzitutto in dipendenza degli strumenti economici ed educativi posseduti. L'orientamento verso l'ambiente è crescente soprattutto per merito della nuova cultura che si sta diffondendo nella popolazione: siamo più vicini alla natura perché stiamo comprendendo che dipendiamo da essa e che forse non avremo una seconda opportunità.
- Dominano alcune percezioni e orientamenti comuni: tutto ciò che sta all'esterno della famiglia e dell'individuo porta con se un senso di incontrollabilità e di distruttività, di forte incertezza. Dobbiamo riprendere il controllo e occuparci direttamente di alcune questioni, non ultima la qualità dell'ambiente, del cibo, ecc.
- Per conquistare serenità è necessario presidiare con attenzione ciò che è l'interno e quindi se stessi, la famiglia e la casa, il proprio spazio verde. Investire nella propria abitazione diventa un'importante spinta verso la sopravvivenza, perché rafforza l'individuo e la famiglia. Il giardino è il complemento ideale a tutto ciò. Anche una banale terrazza.
Trattandosi di una crisi globale, questi argomenti presentano aspetti di coerenza quasi planetaria, nasce un passaparola esteso a tutte le latitudini e longitudini. Però non va inteso solo come un fatto di moda e di tendenza.
Il posizionamento economico dei prodotti legati alla "lavorazione della terra" permette di superare le divaricazioni fra consumi deboli (delle fasce svantaggiate) e consumi forti (della fascia alta della popolazione). Una pianta va bene per tutte le tasche o quasi.
L'utilità derivante dall'investire nel verde permette inoltre di superare la criticità che le esperienze di consumo producono nel consumatore a causa del progressivo decremento del suo potere di acquisto (nonostante il calo di prezzo di alcune importanti materie prime e della probabile diminuzione di prezzo dell'energia in generale) che risulta esteso a tutta la popolazione e che, come già citato, attenua anche gli effetti derivanti da una diversa intensità di spesa poiché le fasce economicamente deboli tendono a perdere meno potere di acquisto rispetto a quanto accade in altri settori merceologici.
Nonostante questo scenario poco rassicurante possiamo fare una serie di considerazioni che mettono in luce alcune attendibili ipotesi non del tutto negative:
- la spesa della famiglia potrebbe essere riposizionata verso la ricerca di un maggiore senso di sicurezza, che trova sfogo nella casa;
- l'orientamento verso consumi più durevoli, come si prospetta, si manifesterà proprio nelle occasioni di consumo che vanno verso la persona e nella ricerca di una protezione famigliare e personale e quindi proprio nell'abitazione;
- la diminuzione del potere di acquisto orienterà la spesa non attraverso una riduzione della qualità ma verso il risparmio derivante dal lavoro diretto e dall'auto produzione e quindi dal fai da te, condizione supportata anche da una più elevata disponibilità di tempo.
Si tratta solamente di ipotesi, un po' più che semplici congetture, tutti ci auguriamo che la situazione migliori globalmente, ma se sono vere le riflessioni e le supposizioni che da più parti sono state raccolte, è possibile che per i garden, le agrarie, le floricolture si prospetti un 2009 abbastanza positivo.
LA CRISI: UNO SGUARDO AL FUTURO | |
Vediamo alcuni aspetti, anche positivi, e tracciamo alcune considerazioni sulla crisi che sta vivendo l'economia mondiale:
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