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Viaggio tra le imprese “scosse” dell'Emilia
A un mese dal terremoto del 20 maggio abbiamo incontrato le aziende del settore vicine all'epicentro. Dai loro racconti scopriamo come hanno vissuto il dramma e come si preparano alla ricostruzione. Tutti gli operatori del settore – commercianti e industrie – hanno il dovere di sostenere le imprese colpite: attraverso sconti e dilazioni ai retailer e con sempre maggiori ordini a favore delle industrie. Le raccolte benefiche vanno benissimo, ma il modo migliore per aiutare le imprese e i lavoratori colpiti dal sisma è farli lavorare.
Il 20 maggio delle 4.03 una scossa di magnitubo 5,9 ha cambiato la vita agli abitanti di Mirandola e dei comuni limitrofi di Finale Emilia, Medolla, San Felice sul Panaro, Cento, Camposanto, Cavezzo, San Possidonio e San Prospero. Secondo i dati dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) nelle 60 ore successive alla scossa principale ci sono state altre 2 scosse di magnitudo 5, 11 comprese tra magnitudo 4 e 5 e 53 tra 3 e 4.
Il tutto in una zona sismica considerata “medio-bassa”. Sempre secondo l’Ingv, per trovare un terremoto simile vicino all’epicentro attuale dobbiamo risalire al 17 novembre 1570 (M 5,5). Altri terremoti in Emilia ci sono stati, ma nelle province di Bologna e Ferrara nel 1987 (M 5,5) e a Reggio Emilia nel 2011 (M 4,7). Non a Mirandola.
Il 29 maggio alle 9.00 è arrivata un'altrettanto devastante scossa di assestamento di magnitudo 5,8. Seguite a poche ore da altre 3 scosse importanti (5,3 , 5,2 e 4,9) e altre 7 di magnitudo inferiore a 4.
In realtà la terra non ha mai smesso di muoversi: in un mese (dal 20 maggio al 20 giugno) l’Ingv ha registrato 2.000 scosse di terremoto.
Il bilancio sociale, con 14.000 sfollati e moltissime aziende in ginocchio, è quello che preoccupa di più. Analizzando i dati Istat dei Comuni colpiti colpisce che quasi la metà della popolazione colpita è rappresentata da giovani e anziani: il 20% ha meno di 20 anni (più della metà è sotto i 10 anni) e un altro 20% sono quelli sopra i 65 anni.
Per la stima dei danni, l’United States Geological Survey (Usgs), l’Agenzia Scientifica del Governo degli Stati Uniti, ha attribuito il livello di allerta “giallo” relativamente alle perdite umane e “arancione” per quelle economiche: cioè la fascia che va fino a 1 miliardo di dollari.
Nei Comuni colpiti dall’incubo della “zona rossa” ci sono molte imprese – della distribuzione e della produzione – che operano nel mercato del brico home & garden: ecco come sono state colpite e come stanno reagendo.
COMMERCIO: DANNI INGENTI E VENDITE FERME
Fortunatamente quando sono arrivate le scosse del 20 e 29 maggio (notte e prima mattina) i clienti non erano nei negozi e sono stati così evitati feriti e infortuni nei punti vendita.
Comunque tutti i centri hanno subìto danni, anche semplicemente per la caduta dei prodotti dagli scaffali o delle stesse scaffalature. In alcuni casi sono state lesionate anche le strutture.
Brico Io ha almeno 4 punti vendita nella zona colpita dal sisma: Mirandola (nel Parco Commerciale omonimo), Suzzara (Centro Commerciale Po), Modena (via Paganelli) e Cento (via Bologna). Tutti i negozi hanno avuto danni e il negozio di Cento è stato chiuso per qualche giorno. Il punto vendita di Mirandola, nell’epicentro, è quello maggiormente colpito.
“Il negozio di Mirandola è stato chiuso dal 20 al 25 maggio per la prima scossa; giusto il tempo di sistemare un problema di muratura e riordinare il punto vendita: tutti i prodotti erano caduti dagli scaffali con danni ingenti. Il 26 abbiamo riaperto e il 29 c’è stata la seconda scossa – ci spiega Paolo Micolucci, direttore vendite di Brico Io accorso sul territorio dopo il primo sisma -. In attesa dell’agibilità, il 31 maggio abbiamo iniziato una vendita assistita all’aperto nel parcheggio, per soddisfare la richiesta incredibile di materiale: tende, lettini, materassi, casette di legno, teli, ombreggianti, ecc. Anche i vigili del fuoco e la protezione civile hanno acquistato da noi alcuni materiali per i campi”.
Obi ha almeno 3 punti vendita nella zona colpita, a Carpi (nel Centro Commerciale Borgogioioso) e a Modena (in via Emilia Est e nel Centro Commerciale Grand’Emilia): dalle sede di Obi Italia ci hanno confermato che non sono stati riscontrati danni nei punti vendita. Il 16 giugno ha promosso l'iniziativa Uniti per l'Emilia Romagna (immagine nella foto di apertura). Molto interessanti anche le iniziative di Mercatone Uno.
Anche l'Agricola Novese di Novi di Modena, associata Agristore, non ha avuto danni alle strutture ma solo dalla caduta dei prodotti.
Il garden center che ha patito più danni è il Garden Morselli di Medolla, nell’epicentro del sisma e nel cuore della “zona rossa”, con almeno 100.000 euro di danni solo nel punto vendita. Il negozio ha già avuto l’agibilità ed è aperto.
"A 300 metri da casa nostra sono morti dei ragazzi – spiega Claudio Morselli – e siamo nella zona rossa il che significa che non possiamo raggiungere il vivaio. Abbiamo ottenuto l’agibilità per riaprire ma le vendite sono precipitate. Si vende qualche casetta in legno ma la gente ha esigenze diverse: siamo tornati ai bisogni primari. Molti dormono in tenda e non pensano ai fiori. Ai danni nel punto vendita si aggiungono le mancate vendite. Abbiamo lavorato per la comunità: c'era l'esigenza di fare sfalci per montare le tensiostrutture e di raccogliere le piante cadute”.
"A parte i danni nel punto vendita il vero problema è l’attività – ci conferma Andrea Malagoli, amministratore di Monverde Garden di Staggia -. Molti lavori sono stati annullati: avevamo in programma una serie di impianti di irrigazione per alcuni condomìni a Mirandola e oggi a Mirandola hanno altro cose a cui pensare. I danni maggiori saranno i mancati guadagni”.
"Anche noi non abbiamo avuto danni alle strutture – ci spiegano da Megagarden dei fratelli Ferrari di Sorbara di Bomporto -. Il vero problema è che dal 20 maggio le vendite sono ferme. La stagione era partita anche bene ma dal 20 maggio è praticamente finita. Noi fra l’altro facciamo anche i mercati e hanno chiuso anche quelli”.
Le stesse preoccupazioni raccontate in questa intervista da Lorella Ansaloni, contitolare del Garden Morselli di Medolla.
INDUSTRIE: LA RICOSTRUZIONE NASCE DAL LAVORO E DAGLI ORDINI
Proprio a Mirandola ha sede Ad99, un’agenzia di comunicazione e web agency nota per la sua dirompente creatività. Ha realizzato le campagne pubblicitarie di Promogiardinaggio (“La verdura del tuo orto non fa un metro”) e il progetto grafico di NATU’.
“Dopo la prima schicchera del 20 maggio siamo rientrati subito al lavoro, ma quella del 29 ha danneggiato l’immobile – ci spiega Imo Vanni Sartini, uno dei fondatori di Ad99 -. Un po’ di contrabbando e un po’ con l’aiuto di vigili del fuoco siamo riusciti a recuperare i computer e gli strumenti ancora funzionanti, per ricominciare l’attività, soprattutto per i contratti che prevedono penali. Abbiamo attivato collaboratori a Bologna e Modena per gestire a distanza l’attività web e qui noi viviamo in tenda. La preoccupazione è che il 37% del nostro business è rappresentato da aziende che sono venute giù. Una situazione molto complicata ed è difficile capire come andrà a finire: il distretto è tutto compromesso. Nel polo biomedicale ci sono stati dei morti e il settore della moda di Carpi è in ginocchio”.
Un'altra azienda fortemente danneggiata è la Edilteco di San Felice sul Panaro, specializzata nella produzione di materiali isolanti per l’edilizia e leader nelle malte leggere termoisolanti: più di 5 milioni di euro di danni a causa del crollo di un capannone di 3.000 mq su una superficie totale coperta di 10.000 mq. È stata una delle prime aziende a ricominciare l'attività.
“Abbiamo spostato gli uffici commerciali nel cortile in container e tensiostrutture e abbiamo rimesso in sicurezza i capannoni e gli impianti di produzione – ci spiega Elisa Stabellini, il suo amministratore delegato -. Siamo stati fermi il tempo strettamente necessario alla messa in sicurezza, allo sgombero delle macerie e alla burocrazia per l’agibilità. Il capannone completamente crollato era utilizzato principalmente come magazzino ma aveva un paio di linee produttive. Ciò che ci stupisce è che era praticamente nuovo: lo abbiamo realizzato cinque anni fa. Mentre i 7.000 mq della sede storica non hanno avuto danni. Comunque la capacità produttiva è rimasta quasi totalmente illesa e ci stiamo rimboccando le maniche”.
Anche Europrogress di Mirandola, specializzata nella fornitura di strutture e tecnologie per le colture protette e le serre, non ha perso tempo: “L’azienda ha avuto un po’ di danni – conferma Jean Pierre Le Jeume, amministratore di Europrogress - ma abbiamo riaperto in un paio di giorni. Abbiamo messo i capannoni in sicurezza e adesso dobbiamo andare avanti e recuperare”.
La Sideros di San Felice sul Panaro, specializzata dagli anni Settanta nella produzione di stufe, non ha avuto danni alla nuova struttura costruita nel 2006 di 2.700 mq mentre ci sono problemi di agibilità nella sede storica di 3.600 mq che ospitava alcune linee di produzione.
“La struttura del 2006 è stata costruita secondo le normative antisismiche che sono poi diventate legge nel 2008 – ci spiega Marco Chelli, amministratore delegato di Sideros -: quindi posso dire con soddisfazione che abbiamo ottenuto subito l’agibilità. Per i vecchi capannoni l’agibilità sarà più problematica ma abbiamo sei mesi di tempo per fare dei lavori. Abbiamo immediatamente attrezzato tre container per ospitare gli uffici commerciali e abbiamo continuato a fornire servizi ai nostri clienti. Poi abbiamo ripreso anche la produzione. Il problema non è solo strutturale ma anche psicologico. Molti vivono in tenda, chi nelle casette prefabbricate e chi nelle accoglienze della protezione civile: stiamo vivendo una situazione di disagio abbastanza forte. Il sisma ha colpito soprattutto i bambini e gli anziani: la prossima stagione scolastica si effettuerà in container e non c’è una chiesa in piedi. Anche l’ospedale è stato evacuato”.
SOSTENIAMO LE IMPRESE "SCOSSE”
Accanto alle raccolte fondi, noi operatori del settore abbiamo la possibilità di aiutare le imprese colpite da questa sciagura attraverso semplici attenzioni. Per esempio concedendo dilazioni di pagamento e agevolazioni ai retailer.
“Una dilazione dei pagamenti sarebbe auspicabile – spiega Andrea Malagoli di Monverde Garden -, come ha fatto Cifo che ci ha posticipato i pagamenti al 31 dicembre. Nelle condizioni in cui stiamo vivendo anche questi piccoli gesti sono importanti”.
“Posso dire di aver trovato molta disponibilità e comprensione dai fornitori – afferma Claudio Morselli del Garden Center Morselli -. In questo momento la cosa che mi interessa di più è pagare i dipendenti: ne hanno bisogno ed fondamentale per mantenere in piedi il sistema. Le aziende potrebbero farci una scontistica particolare, da girare ai nostri clienti. Abbiamo bisogno di segnali di ricostruzione, di ripartenza”.
“Un'attenzione delle aziende del settore sarebbe di grande aiuto – conferma Paolo Micolucci di Brico Io -. Noi ci siamo già attivati con diversi fornitori: non chiediamo modifiche sulle condizioni di acquisto, ma un occhio di riguardo sulla velocità di reperimento della merce. Le persone che vengono da noi stanno vivendo all’aperto e non hanno la possibilità di aspettare: le esigenze devono essere colmate immediatamente. Noi siamo riusciti ad avere consegne di sabato e anche di domenica, grazie alla nostra logistica e ad alcuni fornitori”.
Il modo più intelligente per aiutare le industrie è di farle lavorare, cioè acquistare i prodotti realizzati in Emilia, magari segnalandolo nei punti vendita per permettere ai consumatori di effettuare acquisti consapevoli.
“Certo: il modo migliore di aiutarci è continuare a comprare i nostri prodotti e farlo sapere ai consumatori finali – conferma Elisa Stabellini di Edilteco -. Noi siamo in grado di lavorare, stiamo lavorando, non vediamo l’ora di avere tantissimi ordini. I 2 euro degli sms vengono distribuiti su tutta la popolazione, non so quanto arriverà alle aziende. Le imprese sono un tessuto importantissimo in questo territorio per avviare la ricostruzione. Dopo la prima scossa, lunedì mattina alle 8 tutto il nostro personale si è presentato in azienda: non solo Edilteco ha bisogno di lavorare, ma anche tutte le famiglie che con noi si guadagnano da vivere”.
“Per aiutarci è sufficiente continuare a darci credibilità e a conferirci ordini – ci spiega Marco Chelli di Sideros -. Anche noi lunedì mattina abbiamo trovato tutti i collaboratori davanti ai cancelli con la voglia di ricominciare. Noi emiliani siamo fatti così: poter lavorare e realizzare piccoli e grandi progetti per noi è importante”.