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Assofermet chiede la riapertura delle attività economiche non oltre il 20 aprile
Assofermet scrive al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte per chiedere la riapertura delle Attività Economiche a seguito dell’Emergenza COVID-19, non oltre il 20 aprile.
" Un ulteriore ritardo rispetto a tale data esporrà inevitabilmente il Sistema produttivo a gravissimi danni, economici e finanziari" si legge nella lettera, dove viene fatto un riferimento diretto al comparto ferramenta come caso emblematico di una incongruenza tra i decreti emanati: "A titolo esemplificativo, ma non esaustivo, si riporta l’attenzione a quanto previsto dal predetto D.P.C.M. e dai successivi (22 marzo, assorbito dal D.P.C.M. 10 aprile), che nel contempo autorizzano l’apertura del sistema dei Negozi di Ferramenta al Dettaglio, ma incomprensibilmente, non quello della vendita all’Ingrosso di Ferramenta, che abitualmente rifornisce i Dettaglianti".
Assofermet fa poi anche delle considerazioni in relazione alle problematiche di natura finanziaria che oggi stanno impattando in modo profondissimo sull’intero Sistema Produttivo industriale e commerciale del Paese e sulle azioni poste in essere con il “Decreto Liquidità”.
Ecco il testo completo della lettera, firmata dal Presidente Benso e dagli altri Presidenti di settore:
Alla cortese attenzione dei Signori:
• Giuseppe CONTE - Presidente del Consiglio dei Ministri;
• Roberto GUALTIERI - Ministro dell’Economia e delle Finanze;
• Stefano PATUANELLI - Ministro dello Sviluppo Economico;
• Vittorio COLAO - Presidente Comitato Esperti in Materia Economica e Sociale di cui al Decreto in data 10 aprile 2020
Un ulteriore ritardo rispetto a tale data esporrà inevitabilmente il Sistema produttivo a gravissimi danni, economici e finanziari, ritardando pesantemente il ritorno ad una presunta normalità, senza considerare la perdita di competitività e presenza sul mercato nei confronti dei concorrenti europei che, sebbene con intensità diversa, stanno comunque tuttora operando senza mai avere cessato l’attività.
Ribadiamo, inoltre, con forza, come già indicato nel nostro precedente comunicato, che tale ripartenza sia altresì accompagnata dalle seguenti modalità:
• indicando ed esplicitando protocolli di comportamento attuabili, tali da garantire il massimo livello di sicurezza dei lavoratori all’interno delle aziende, misure che, già oggi, tutte le aziende facenti parte della nostra Associazione garantiscono di potere rispettare pienamente;
• riportando il livello di riapertura delle Attività a quello previsto dal D.P.C.M. 11 marzo, evitando per quanto possibile, la tentazione di mettere nuovamente mano al sistema dei Codici Ateco, metodologia quanto mai complessa e delicata da manipolare e gestire, poiché le Filiere produttive rappresentano oggi sistemi estremamente integrati ed interconnessi.
A titolo esemplificativo, ma non esaustivo, si riporta l’attenzione a quanto previsto dal predetto D.P.C.M. e dai successivi (22 marzo, assorbito dal D.P.C.M. 10 aprile), che nel contempo autorizzano l’apertura del sistema dei Negozi di Ferramenta al Dettaglio, ma incomprensibilmente, non quello della vendita all’Ingrosso di Ferramenta, che abitualmente rifornisce i Dettaglianti.
Nel caso di specie della nostra Associazione e di chi rappresentiamo (Distribuzione, Commercio e prelavorazioni di Acciaio, Metalli Non Ferrosi; Materie Prime per la Siderurgia la Metallurgia Non Ferrosa e le Fonderie tutte, senza dimenticare il Settore della Ferramenta e della Raccolta, Recupero e lavorazione di Rottami Metallici), dovrebbe essere pertanto autorizzata alla ripartenza l’intera Filiera della meccanica in generale e della Produzione di manufatti e prodotti in metallo, tra cui ovviamente a monte, il Comparto Produttivo citato più sopra, situazione che ridefinire o programmare tramite i Codici Ateco rappresenterebbe uno sforzo molto oneroso e a serio rischio di lacune.
Alcune considerazioni devono essere inoltre fatte in relazione alle problematiche di natura finanziaria che oggi stanno impattando in modo profondissimo sull’intero Sistema Produttivo industriale e commerciale del Paese e sulle azioni poste in essere con il cosiddetto “Decreto Liquidità”.
La pressoché totale sospensione dell’attività di gran parte del tessuto produttivo del Paese ha creato da subito una situazione insostenibile per le aziende. L’effetto congiunto dell’azzeramento del fatturato per un periodo già oggi consuntivabile in almeno 1-2 mesi, unito al forte incremento delle insolvenze da parte della clientela ed agli impegni contrattuali assunti con fornitori e banche, rappresentano, infatti, una miscela esplosiva che nessun operatore è in grado di sostenere.
Le finalità del “Decreto Liquidità” devono essere quelle di immettere nel tessuto economico una quantità così rilevante di denaro da permettere il superamento della fase attuale di stallo di tutto il tessuto produttivo.
Conseguentemente, tale operazione deve avere due caratteristiche fondamentali: deve essere, in primis, dimensionalmente rilevante per poter assorbire tutte le tensioni di liquidità delle imprese, ma deve essere nel contempo molto veloce nei tempi di esecuzione.
Riteniamo corretta la decisione di utilizzare il Sistema bancario come veicolo di erogazione, ma riteniamo discutibile la modalità con la quale le banche sono state chiamate ad operare. Riteniamo, in particolare, inopportuno che alle banche sia richiesto un processo di istruttoria ed analisi del merito creditizio che determinerà il grave rischio di una sostanziale inefficacia del provvedimento in parola.
I finanziamenti non arriverebbero in tempo alle aziende: gli uffici crediti delle banche saranno letteralmente sommersi dalle richieste e non saranno in grado di garantire l’erogazione se non su un arco temporale di vari mesi. Troppo tardi per evitare uno shock al Sistema produttivo.
Si ritiene, pertanto, che il Decreto-Legge dovrebbe essere emendato tenendo conto di quanto segue:
" Un ulteriore ritardo rispetto a tale data esporrà inevitabilmente il Sistema produttivo a gravissimi danni, economici e finanziari" si legge nella lettera, dove viene fatto un riferimento diretto al comparto ferramenta come caso emblematico di una incongruenza tra i decreti emanati: "A titolo esemplificativo, ma non esaustivo, si riporta l’attenzione a quanto previsto dal predetto D.P.C.M. e dai successivi (22 marzo, assorbito dal D.P.C.M. 10 aprile), che nel contempo autorizzano l’apertura del sistema dei Negozi di Ferramenta al Dettaglio, ma incomprensibilmente, non quello della vendita all’Ingrosso di Ferramenta, che abitualmente rifornisce i Dettaglianti".
Assofermet fa poi anche delle considerazioni in relazione alle problematiche di natura finanziaria che oggi stanno impattando in modo profondissimo sull’intero Sistema Produttivo industriale e commerciale del Paese e sulle azioni poste in essere con il “Decreto Liquidità”.
Ecco il testo completo della lettera, firmata dal Presidente Benso e dagli altri Presidenti di settore:
Alla cortese attenzione dei Signori:
• Giuseppe CONTE - Presidente del Consiglio dei Ministri;
• Roberto GUALTIERI - Ministro dell’Economia e delle Finanze;
• Stefano PATUANELLI - Ministro dello Sviluppo Economico;
• Vittorio COLAO - Presidente Comitato Esperti in Materia Economica e Sociale di cui al Decreto in data 10 aprile 2020
Oggetto: riapertura delle Attività Economiche a seguito dell’Emergenza COVID-19
Signori buongiorno, nel prendere atto che il D.P.C.M. emanato in data 10 aprile u.s., salvo alcune limitatissime eccezioni, purtroppo non autorizza le Attività produttive ed industriali e commerciali alla ripresa della normale attività e proroga un’eventuale ripartenza solo al 4 maggio p.v., ricollegandoci al nostro comunicato del 6 aprileche si allega, siamo a chiederVi, con convinzione, la riapertura delle stesse non oltre il termine del 20 di aprile.Un ulteriore ritardo rispetto a tale data esporrà inevitabilmente il Sistema produttivo a gravissimi danni, economici e finanziari, ritardando pesantemente il ritorno ad una presunta normalità, senza considerare la perdita di competitività e presenza sul mercato nei confronti dei concorrenti europei che, sebbene con intensità diversa, stanno comunque tuttora operando senza mai avere cessato l’attività.
Ribadiamo, inoltre, con forza, come già indicato nel nostro precedente comunicato, che tale ripartenza sia altresì accompagnata dalle seguenti modalità:
• indicando ed esplicitando protocolli di comportamento attuabili, tali da garantire il massimo livello di sicurezza dei lavoratori all’interno delle aziende, misure che, già oggi, tutte le aziende facenti parte della nostra Associazione garantiscono di potere rispettare pienamente;
• riportando il livello di riapertura delle Attività a quello previsto dal D.P.C.M. 11 marzo, evitando per quanto possibile, la tentazione di mettere nuovamente mano al sistema dei Codici Ateco, metodologia quanto mai complessa e delicata da manipolare e gestire, poiché le Filiere produttive rappresentano oggi sistemi estremamente integrati ed interconnessi.
A titolo esemplificativo, ma non esaustivo, si riporta l’attenzione a quanto previsto dal predetto D.P.C.M. e dai successivi (22 marzo, assorbito dal D.P.C.M. 10 aprile), che nel contempo autorizzano l’apertura del sistema dei Negozi di Ferramenta al Dettaglio, ma incomprensibilmente, non quello della vendita all’Ingrosso di Ferramenta, che abitualmente rifornisce i Dettaglianti.
Nel caso di specie della nostra Associazione e di chi rappresentiamo (Distribuzione, Commercio e prelavorazioni di Acciaio, Metalli Non Ferrosi; Materie Prime per la Siderurgia la Metallurgia Non Ferrosa e le Fonderie tutte, senza dimenticare il Settore della Ferramenta e della Raccolta, Recupero e lavorazione di Rottami Metallici), dovrebbe essere pertanto autorizzata alla ripartenza l’intera Filiera della meccanica in generale e della Produzione di manufatti e prodotti in metallo, tra cui ovviamente a monte, il Comparto Produttivo citato più sopra, situazione che ridefinire o programmare tramite i Codici Ateco rappresenterebbe uno sforzo molto oneroso e a serio rischio di lacune.
Alcune considerazioni devono essere inoltre fatte in relazione alle problematiche di natura finanziaria che oggi stanno impattando in modo profondissimo sull’intero Sistema Produttivo industriale e commerciale del Paese e sulle azioni poste in essere con il cosiddetto “Decreto Liquidità”.
La pressoché totale sospensione dell’attività di gran parte del tessuto produttivo del Paese ha creato da subito una situazione insostenibile per le aziende. L’effetto congiunto dell’azzeramento del fatturato per un periodo già oggi consuntivabile in almeno 1-2 mesi, unito al forte incremento delle insolvenze da parte della clientela ed agli impegni contrattuali assunti con fornitori e banche, rappresentano, infatti, una miscela esplosiva che nessun operatore è in grado di sostenere.
Le finalità del “Decreto Liquidità” devono essere quelle di immettere nel tessuto economico una quantità così rilevante di denaro da permettere il superamento della fase attuale di stallo di tutto il tessuto produttivo.
Conseguentemente, tale operazione deve avere due caratteristiche fondamentali: deve essere, in primis, dimensionalmente rilevante per poter assorbire tutte le tensioni di liquidità delle imprese, ma deve essere nel contempo molto veloce nei tempi di esecuzione.
Riteniamo corretta la decisione di utilizzare il Sistema bancario come veicolo di erogazione, ma riteniamo discutibile la modalità con la quale le banche sono state chiamate ad operare. Riteniamo, in particolare, inopportuno che alle banche sia richiesto un processo di istruttoria ed analisi del merito creditizio che determinerà il grave rischio di una sostanziale inefficacia del provvedimento in parola.
I finanziamenti non arriverebbero in tempo alle aziende: gli uffici crediti delle banche saranno letteralmente sommersi dalle richieste e non saranno in grado di garantire l’erogazione se non su un arco temporale di vari mesi. Troppo tardi per evitare uno shock al Sistema produttivo.
Si ritiene, pertanto, che il Decreto-Legge dovrebbe essere emendato tenendo conto di quanto segue:
- gli Istituti di credito devono svolgere unicamente la funzione di erogazione delle liquidità;
- ai fini dell’erogazione del credito, non deve essere svolta dall’Istituto di credito nessuna valutazione del merito creditizio del richiedente, ma devono essere svolte unicamente due tipologie di verifiche: il rispetto dei valori definiti dal Decreto in termini di importi e l’osservanza formale dei requisiti richiesti dal Decreto stesso; l’assenza di elementi conclamati di difficoltà da parte del cliente. A tale proposito, vanno definite in modo esaustivo le tipologie di verifiche da effettuare, quali ad esempio, assenza di protesti e atti pregiudizievoli, assenza di sconfinamenti in Centrale rischi, assenza di procedure concorsuali, ecc...
- gli Istituti di credito dovranno essere remunerati solo per lo svolgimento delle pratiche amministrative e non per l’erogazione dei finanziamenti risk-free. Il costo complessivo per il cliente dovrà essere composto dal costo della garanzia SACE, così come definito dal Decreto, a cui aggiungere i soli costi fissi di istruttoria di cui al punto precedente;
- da ultimo, in considerazione degli andamenti negativi dei tassi sul mercato europeo, si ritiene che l’anticipazione finanziaria priva di rischio debba essere fatta a costo zero.
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