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Meccanica, perdite pesanti ma non incolmabili nel 2020. Prevista una lenta ripresa nel prossimo biennio
Il 2020 si chiude con il segno negativo per la meccanica italiana, ma le aziende si dimostrano moderatamente ottimiste per il futuro. «La maggior parte delle aziende della meccanica – commenta il presidente di Anima Confindustria, Marco Nocivelli – ha reagito all’impatto della crisi, ma ricordiamoci dei comparti industriali legati alla filiera dell’HoReCa che continuano a soffrire per il calo del turismo e per la chiusura prolungata di bar, alberghi, e ristoranti».
Dall’inizio della diffusione della pandemia da Covid-19, Anima Confindustria ha diffuso quattro sondaggi – di cui l’ultimo a dicembre – tra le aziende associate per intercettare il sentiment delle imprese e per comprendere l’andamento sociale ed economico delle diverse realtà.
Partendo dal primo sondaggio, continua a calare la previsione sulle perdite del fatturato nel 2020: a fine maggio il 45,5% del campione prevedeva una perdita superiore al 20% del fatturato, a settembre il 29,4%, a dicembre il dato è sceso al 20%. Oltre un’azienda su quattro prevede cali tra il 10% e il 20% del fatturato.
Il dato che preoccupa maggiormente è il calo degli ordini, che per un’azienda su tre va oltre il -10% negli ultimi sei mesi. «Un dato che si ripercuoterà particolarmente sul primo trimestre di quest’anno. Alcune aziende hanno avvertito un calo degli ordini del -50% negli ultimi mesi, una perdita impossibile da recuperare entro la fine del 2021, specie se le difficoltà a far viaggiare i nostri commerciali proseguirà nei prossimi mesi. Per quanto sia impossibile fare previsioni accurate sull’anno in corso – prosegue Nocivelli – in generale non ci aspettiamo una ripresa immediata». Anche dal sondaggio diffuso da Anima, la maggior parte delle aziende si aspetta una ripresa lenta e graduale nel prossimo biennio prima di tornare ai valori del 2019.
Per quanto riguarda le misure adottare dalle autorità in tema di liquidità e di sostegno alle imprese, circa il 52% delle aziende associate Anima si dichiara abbastanza soddisfatta di quanto fatto dal Governo, mentre il 22% si dichiara poco soddisfatta. «Molte imprese – continua il presidente Nocivelli – si sono però dovute scontrare con la lentezza dell’apparato burocratico e con la difficoltà di interpretazione di alcuni decreti emanati in questi mesi, che hanno reso difficoltoso l’accesso al credito».
Dall’inizio della diffusione della pandemia da Covid-19, Anima Confindustria ha diffuso quattro sondaggi – di cui l’ultimo a dicembre – tra le aziende associate per intercettare il sentiment delle imprese e per comprendere l’andamento sociale ed economico delle diverse realtà.
Partendo dal primo sondaggio, continua a calare la previsione sulle perdite del fatturato nel 2020: a fine maggio il 45,5% del campione prevedeva una perdita superiore al 20% del fatturato, a settembre il 29,4%, a dicembre il dato è sceso al 20%. Oltre un’azienda su quattro prevede cali tra il 10% e il 20% del fatturato.
Il dato che preoccupa maggiormente è il calo degli ordini, che per un’azienda su tre va oltre il -10% negli ultimi sei mesi. «Un dato che si ripercuoterà particolarmente sul primo trimestre di quest’anno. Alcune aziende hanno avvertito un calo degli ordini del -50% negli ultimi mesi, una perdita impossibile da recuperare entro la fine del 2021, specie se le difficoltà a far viaggiare i nostri commerciali proseguirà nei prossimi mesi. Per quanto sia impossibile fare previsioni accurate sull’anno in corso – prosegue Nocivelli – in generale non ci aspettiamo una ripresa immediata». Anche dal sondaggio diffuso da Anima, la maggior parte delle aziende si aspetta una ripresa lenta e graduale nel prossimo biennio prima di tornare ai valori del 2019.
Per quanto riguarda le misure adottare dalle autorità in tema di liquidità e di sostegno alle imprese, circa il 52% delle aziende associate Anima si dichiara abbastanza soddisfatta di quanto fatto dal Governo, mentre il 22% si dichiara poco soddisfatta. «Molte imprese – continua il presidente Nocivelli – si sono però dovute scontrare con la lentezza dell’apparato burocratico e con la difficoltà di interpretazione di alcuni decreti emanati in questi mesi, che hanno reso difficoltoso l’accesso al credito».
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